venerdì 17 giugno 2011

Non guardare i telegiornali

Non guardare più i telegiornali.  A questo sono arrivata.  Sono stanca di sentirmi raccontare balle, l’una sopra l’altra.  Il referendum ì, che è stata una grande truffa con l’unico scopo di buttare giù questo Berlusconi che già sta traballando e sta per cadere senza l’aiuto di nessuno.  Basta sentire Margherita Hack sul nucleare (e sa Dio che non è di destra) per capire, e poi le previsioni sulla spesa energetica del Paese nei prossimi mesi (+ €450 annue a famiglia, + € 36 miliardi se non erro).  Ma non basta.  I sindaci di sinistra che hanno dovuto per forza votare contro la privatizzazione dell’acqua e si mettono le mani nei capelli, per la disperazione, ben sapendo che non riusciranno mai a gestire l’acqua in modo economico con il sistema pubblico.  

Le truffe mediatiche sono tante:

Peacock , il quale nella sua breve carriera ha accumulato un numero inaccettabile di errori giudiziari, a Napoli  dà addosso ad una presunta P4 che probabilmente è solo un accozzaglia di soliti truffatori, niente a che fare con la massoneria, la quale ha avuto grandi tradizioni ovunque tranne che in Italia, dove è stata ridotta giusto appunto ad un’accozzaglia di truffatori sin dai tempi di Gelli.  Com’è che questo Paese riesce  a trasformare tutto in operetta, al ridicolo, e non basta,  al funestamente disonesto?

C’è di peggio:  la totale demagogia di certo verdismo grillino e consimile, che incide giornalmente sulla vita dei cittadini.  Abito in un posto vicino all’uscita di Rosignano, sulla A12.  Per giungere al mio paesino e a tanti altri lungo la costa tirrenica bisogna innestarsi sulla Variante Aurelia.  E’ stato deciso  dai Poteri in Alto che, per evitare di prolungare la A12 su per i monti, per non creare “una ferita ulteriore” all’ambiente, la Variante Aurelia sarebbe stata trasformata in prolungamento dell’autostrada.  Il risultato è:

1)      Un cantiere che dura da mesi e ha travolto tutta la viabilità di quest’area, molto importante per il turismo e quindi per tutta  l’economia locale.   I fiorentini che scendono al mare ogni venerdì sera dovevano già fare ore di file negli anni passati.  Ora la cosa, già di giugno, rasenta l’incubo.  Non parliamo di pendolari che questi percorsi devono farli per motivi di lavoro. 

2)     In prospettiva, per gli abitanti l’obbligo di usare unicamente la vecchia Aurelia, se non vogliono pagare il pedaggio per percorsi locali, trasformando quest’ultima, già pericolosa,  in un luogo di massacri annunciati, durante i mesi estivi.

3)     Un inquinamento dovuto agli accresciuti ingorghi ovunque, in città, in campagna e su qualsiasi strada locale che si voglia.  Ne so qualcosa, abito sull’Aurelia.  Il rumore, già d’inverno, è diventato assordante, d’estate sarà insopportabile a finestre aperte, e se non vado in fondo al mio giardino,  che è molto grande, vivaddio, non respiro più,  inverno o estate che sia.  Lungo l’Aurelia, l’aria è diventata puro veleno.

Di  casi come questo, e molto peggio, è piena l’Italia.  Grazie a Berlusconi, probabilmente, diamogli pure la colpa, ma grazie anche a una demagogia imperante che  pone sempre gli esseri umani per ultimi nella scala dei valori, in confronto ai pesci, agli uccellini e ai cinghiali dell’Appennini.  Non c’era modo, no, di trovare un compromesso, tra il rispetto dell’ambiente e una vita decente per gli uomini?  Di esempi, ce ne sarebbero a iosa, e non solo nel campo ambientale,  ma a che pro?  Basta.  La cultura non è una cosa che si cambia con un colpo di bacchetta magica.  Ormai la cultura dell’Italia è fatta così, di un populismo che giova a pochi e danneggia molti i quali, tuttavia, devono stare zitti per non essere tacciati di bieco conservatorismo.  In verità, i molti, i più,  sono rei, sì, ma di conformismo impaurito, di una sindrome da puliscipiedi che fa spavento.  Ci vogliamo ripensare?




lunedì 13 giugno 2011

13 giugno 2011



Oggi 13 giugno 2011.  Una data da ricordare?  Sì una data da ricordare, nel bene e nel male e non so, vermanente, se l'uno o l'altro.  Io non ho votato i referendum.  La vicenda mi annoiava e avevo altro da fare.  Mi annoiava per la sua demagogia.  L'altro da fare era salvare le mie rose da una invasione di bestiacce che le riduce a mini cavoli. E poi, letture:  Jean Moulin di Jean-Pierre Azéma, dove emerge con chiarezza come la pochezza e l'ambizione degli uomini (membri della resistenza, dei partiti e/o della propria vanità) ha rischiato di fare affondare il grande progetto della France Libre, difeso invece da Jean Moulin (foto), prefetto di suo mestiere, uomo di establishment per eccellenza,  che seppe trovare il coraggio di rinnegare Vichy e di agganciarsi al grande ribelle De Gaule, rimanendogli fedele fino all'arresto, la tortura, la morte, per un'idea condivisa della Francia.  Altri tempi, altri uomini.  Accontentiamoci di quello che abbiamo?  No.

mercoledì 8 giugno 2011

La notte è lunga



La notte è lunga.  Sarà il troppo fumo che impedisce il sonno oppure il divario tra il corpo in senescenza e la mente da quindicenne.  I fantasmi della mente si risvegliano come una vendetta davanti agli occhi spalancati e si agitano.  Paure.  Una fra tante, questa notte.
Inutile. Resto ancora di quell’idea.  Anni fa l’articolo per Domus sui libri.  Scrissi che preferivo il libro stampato, compagno della vita, sugli scaffali di casa e nelle librerie.  Avrei dovuto scrivere che lo preferivo a ogni alternativa tecnologica, web, e-mail, e-book.  Sarebbe stato meno romantico e più vero.  I libri possono bruciare, o bagnarsi o disperdersi, uno alla volta però, o intere biblioteche, nei falò delle rivoluzioni, delle inquisizioni.  Ma non tutti i libri di tutto il mond0 , dacchè esistono i libri e il mondo. I libri si ritrovano nelle soffitte, negli scavi archeologici, in qualche polverosa biblioteca di provincia. I Pc, invece, si guastano o diventano obsoleti, le diskette diventano illeggibili, o perché è cambiato il sistema o perché invecchiano.  Gli indistruttibili CD si danneggiano, eccome.  Ho perso così decine di racconti che avrei dovuto stampare.  Che ci voleva?   C’è il rischio che non resti più niente.  Di qualunque traccia scritta, mia, tua, sua, di un’intera epoca, di un’intera civiltà.  Questi strumenti hanno un certo limite oltre il quale più nessuno li sa leggere.  Bisognerebbe essere accorti sempre, e quando si è ancora in tempo, versarne i contenuti in contenitori più avanzati, computer o chiavette usb o memorie esterne.  Un lavoro da Sisifo, giacché la tecnologia non garantisce un attrezzo indistruttibile e  neppure l’uomo una memoria eterna.  I bisnipoti che trovassero un memory stick in qualche cassetto lo considerebbero un oggetto indecifrabile?  Uno scrigno di scienza o di letteratura, di ricordi? Se non sanno cos’è?   Se non hanno uno strumento per aprirlo?

mercoledì 1 giugno 2011

Il voto di domenica

festa a Milano
  


Il Pdl si è preso quel che si merita, a Milano e altrove.  In pochi ormai credono al teatrino delle riforme che "occorre" fare e che non si sono fatte dopo anni di governo di centro destra.                 

Il Pd, comunque, non ha vinto, anzi è stato in qualche modo sconfessato dal voto di Milano e Napoli.  La sua proposta finora è stata unicamente di far cadere il governo Berlusconi, nessuno ha capito quale fosse il suo progetto alternativo per il Paese.
A Napoli ha stravinto De Magistris perché la città ha ormai un bisogno disperato di ordine e di legalità.  Tuttavia, trovo sconcertante il passaggio disinvolto di magistrati dalla sfera della giustizia a quella della politica.  Di Pietro addirittura capo partito, Gherardo D'Ambrosio senatore, prima ancora di loro Luciano Violante - di cui, peraltro, ho un grande rispetto - e tanti altri.  Questo passaggio sembra diventato obbligato, quasi a coronare un sogno di potere.  Una domanda:  questi uomini sono in aspettativa, solo prestati alla politica, oppure hanno lasciato definitivamente le loro funzioni precedenti?