lunedì 19 marzo 2012

Il tempo dell’ordine

Sì, è giunto il tempo dell’ordine, forse un po’ tardi, meglio tardi che mai, dicono.  Comincio con un esame di coscienza:  le tasse (le pago), le ricevute fiscali (le faccio), le fatture (anche).  L’archivio dell’azienda è aggiornato, tutte le comunicazioni e dichiarazioni (dogane, CCIAA, IVA, Durc) sono a posto.  I corsi di aggiornamento (anti-incendio, sicurezza, patentino,) li ho seguiti di recente.  Gli estintori sono controllati regolarmente.  Il medico aziendale comincerà le visite annuali a breve e a pagamento, è ovvio. Mi resta da fare l’update dell’archivio HACCP e 626 (che ha una sigla diversa ora perché è cambiata la legge), ma di queste cose si occupa una consulente esterna a pagamento anche lei, com’è giusto. Non mancheranno  di certo controlli stringenti da parte dell’ Agenzia delle Entrate, dell’USL, della Repressione Frodi, del funzionario di filiera della CCIAA, e di certo troveranno l’occasione di applicare giuste e ghiotte “sanzioni”.  La perfezione non è di questo mondo.  Ci provo lo stesso e continuerò a provarci, malgrado i costi elevati.  Mosca bianca?  Non credo.

Fatto l’esame di coscienza, restano le domande.   Innanzitutto:  che cosa fa il governo Monti per aiutare le aziende (private), fonte unica di ricchezza per il Paese?  La questione me la pongo in termini generali, giacché io impiego solo due OTI  e mi avvalgo di costosi terzisti per molte operazioni al fine di ovviare alle grane INPS, Inail, sicurezza.   In termini generali, dunque:
-       Niente CoCoCo se è vero che oltre una certa soglia di ore lavorative, dovranno accedere al lavoro a tempo indeterminato e usufruire del pieno, o forse maggiorato,  trattamento INPS (vale anche per gli avventizi?  Da scoprire);
-       Niente OTI o impiegati fissi, se è vero che bisognerà pagare loro due anni di stipendio per poterli licenziare, più l’indennità di disoccupazione, il tutto a carico di un fondo aziendale.  L’indolenza e l’assenteismo non  rientrano nella casistica della giusta causa e i magistrati vigilano.
-       L’IRAP invece sì,  rinata dalle ceneri prima ancora di morire.


Siamo qui:  di qui a poco non ci saranno più assunzioni di precari e neanche di lavoratori a tempo indeterminato, almeno nelle piccole e medie aziende.  Le quali rifletteranno seriamente prima di assumere chicchessia e cercheranno piuttosto di serrare i ranghi familiari. Le grandi aziende dovranno tenersi i lavoratori fino ai 67/70 anni - chissà quando scatta la pensione - gente di molta esperienza certamente, ma forse troppo stanca e poco motivata ad affrontare le sfide prossime future dell’economia mondiale. 


L’orizzonte è davvero scuro per le aziende: il lavoro è diventato un bene di lusso che ammazza la competitività.  L’orizzonte è scuro anche per i lavoratori:  con i criteri proposti dalla legge sul lavoro, la disoccupazione, (giovani, donne, cococo e altra) non può che aumentare, per buona pace dei sindacati e dei bravi tecnici al governo.  


 Qui si pone una seconda, essenziale, domanda:  è giusto che paghino le aziende (oltre che i pensionati, i  pochi farmacisti e tassisti, beninteso), quando il governo non è in grado di abbattere la spesa pubblica, ossia i privilegi e le inefficienze ormai consolidate  di quella parte (il 50%?) della popolazione che vive di pubblico?  Domande da non farsi, eticamente sbagliate, esteticamente sbagliate?  Può darsi.  Tanto, la verifica dei fatti, quella vera, si avrà molto presto. A quella non sfuggirà nessuno.


E allora bisogna ancora chiederci:  A chi fa bene questo governo che non si vuole politico, giacché Monti ha già detto di non volere entrare in politica dopo il 2013.  A chi risponde oggi, tranne che a un classe politica in disarmo e al Presidente Napolitano che non gli chiede conti e che si accontenta di una serietà tutta da dimostrare ?  Non certamente all’elettorato che ha diritto a qualche risposta, vista la situazione di disagio in cui si dibatte.


In sostanza:  dov’è lo sviluppo in tutto questo?  Dove sta la liberalizzazione?

mercoledì 7 marzo 2012

Spread

Cos’è lo spread?  Ho vissuto per sessantacinque anni senza conoscere questa parola e tantomeno il suo contenuto e adesso mi ritrovo – credo con tutto il popolo italiano – con l’incubo di quello che essa rappresenta.  Per sommi capi ce l’hanno spiegata, non molto chiaramente . Non hanno spiegato perché per tanti, tantissimi anni per noi tutti, che facciamo parte di un popolazione per lo più vecchia, non c’era lo spread e adesso c’è.  Mi piacerebbe sapere perché  d’un tratto questa cosa che non conosceva nessuno ha una importanza così capitale nella vita di noi comuni mortali, vecchi e anche giovani.  Il mega debito esiste da tempo, non mi sembra una novità.  Tutto insieme abbiamo la febbre a quaranta?  La polmonite, l’encefalite perniciosa?  Perché’? Cosa rappresenta  di preciso questo benedetto spread:  quale peccato originale o capitale che deve scontare la gens italica?  Commesso da chi,  precisamente?

Lucio Dalla

Era gay, Lucio Dalla?  E allora? In questo mondo giulivo, festivo fino allo spasimo, dove tutto è possibile, anche l’Isola dei famosi e il Grande Fratello, quale è il problema? 
La cosa più illiberale che si possa immaginare è l’inquisizione degli affetti personali.  Che viene poi, in questo caso da quel settore della società – nella fattispecie la sinistra nella persona della signora Lucia Annunziata – che fa sempre lezione di politicamente corretto.  Basta! Basta ipocrisia, basta sepolcri imbiancanti, come gli chiama la Bibbia.  Ci vuole un po’ di discrezione, almeno nella sfera privata, media permettendo.