venerdì 22 giugno 2012


L’altra opinione

Sono stata avventata?  Non ho riflettuto abbastanza? Ho lasciato parlare il cuore e non la testa?  Può darsi.  Ci sono anche altre opinioni riguardo al nucleare, in Giappone e altrove ed è giusto parlarne. 

1)   il Giappone non può vivere senza energia nucleare, pena la morte economica
2)   il gioco dell’imponderabile vale per molte altre cose e l’uomo, se non prende rischi, non va da nessuna parte.  Esempi:  le dighe (il Vajont). L’auto e gli aerei:  quante vittime all’anno, ovunque si guardi?  La ricerca sul cancro: quanti errori che all’inizio sembravano soluzioni e si sono rivelate parziali – dall’interferone, alle interleukine, alle ricerche attuali sulla T cell, che finiscono spesso in un vicolo cieco.  La perfezione non esiste.  C’è sempre qualcosa che non sappiamo.  La scienza e la tecnologia sono, per definizione,  sperimentali.  Ma non se ne può fermare i cammino.  Le cavie pagano il prezzo, ma è il prezzo da pagare per ogni piccolo progresso.  La scienza e la tecnologia sono il progresso, a differenza di altre attività umane come la guerra.

Tutte cose vere e razionali, lo riconosco e faccio il mea culpa.  Però le immagini della bomba nucleare in Giappone mi sono rimaste come scolpite in mente, così come Tchernobyl e Fukushima.  A questo punto, ascolto e annuisco, ma non so più quale sia la cosa giusta, né se esiste la cosa giusta e perché non debba esistere.  Ci devo ancora riflettere.

domenica 17 giugno 2012





Riparte il nucleare in Giappone?

Almeno in minima parte, con la riaccensione di due reattori.  Pare che il Paese abbia superato la paura di Fukushima, per la troppa necessità che ha di energia nucleare.  Ma questa decisione è, lo stesso, incredibile.
Ciò che Fukushima ha dimostrato in modo plateale non è la pericolosità del nucleare di per sé.  E’ piuttosto l’inabilità dell’uomo a prevedere  tutte le variabili di pericolo che si possono presentare, in un immenso e imponderabile panorama di circostanze; e trovare e praticare correttamente le infinite soluzioni tecnologiche che questo implica, sia nella costruzione delle centrali sia nella loro costante manutenzione.    

L'energia nucleare potrebbe diventare la salvezza del pianeta se l’uomo riesce in questo tour de force.  Poco probabile: l’uomo non è né perfetto né onnipotente, anche se tenta di esserlo.  Questo è un primo motivo per cui  il nucleare, che ha in sé grande potenziale, può causare devastazioni,  come dimostrato a Fukushima, e prima ancora a Tchernobyl.  E’ vero per il Giappone, Paese sismico per eccellenza e  storicamente soggetto agli tsunami, dove la tragedia di Fukushima si spiega appunto con l’imprudenza delle scelte e gli errori di esecuzione.   Ma vale per qualsiasi paese dove si è creato una grande dipendenza verso il nucleare, ivi compresa la Francia, malgrado  tutte le precauzioni messe in atto.  Il secondo motivo sta nel fatto che essuna scelta è garantita a priori, nel costruire una centrale, semplicemente perché è una tecnologia che resterà sempre sperimentale. Per quante tappe si siano superate, ce ne sono sempre altre e altre ancora, e la sicurezza perfetta viene sempre rimandata avanti nel futuro.  Potrebbe essere irraggiungibile.  La cosa da non dimenticare è questa:  gli errori si riversano su cavie che sono,  in questo caso, innumerevoli.  La motivazione economica giustifica questo?  Fukushima, con l’ampiezza del disastro, sembrerebbe smentirlo. 
Per parte mia, ho sempre pensato che l’energia nucleare fosse una soluzione utile e attraente, anche perché le rassicurazioni erano innumerevoli, difficili da valutare per un profano, e nel complesso corroborate da risultati accettabili.  Dopo Fukushima, tutto è stato rimesso in questione.  Ma, ripeto , non c’è da condannare il nucleare di per sé, bensì la scarsa possibilità di raggiungere risultati definitivi.  Questo deve far riflettere.  Ed è strano che il Giappone che è stato vittima prima e unica dell’uso improprio fatto dell’energia nucleare con la bomba atomica, abbia rilevato la sfida - da samurai – di intraprendere la strada delle centrali.  Più strano ancora che, dopo Fukushima, ci torni sopra. 

mercoledì 13 giugno 2012

Il governo Monti deve continuare

Il governo Monti, malgrado i suoi errori in materia di lavoro e la sua incapacità di valutare le priorità politiche, deve continuare.   Per tre ragioni:  la prima è che è l'unico in grado di rappresentare degnamente e di difendere l'Italia nella UE e in campo internazionale. La seconda  è la sua buona fede e mancanza di secondi fini, seppure maldestre e a volte inopportune.  La terza è che la politica è assente, per non dire inesistente.  Sarebbe il colmo che cadesse questo governo perché i partiti vogliono darsi un ruolo.  Ci dovevano pensare prima. Bersani si attacca oggi alla questione dei gay per darsi una verginità liberale, e questo fa ridere data la mole di problemi che assillano il paese.  Se cade il governo Monti, l'Italia finisce in un buco nero.  Non facciamo casino, ragazzi, non è tempo.

domenica 10 giugno 2012



Sono triste di nuovo

Per gli spagnoli questa volta e per la Spagna che amo in modo speciale. Nei 30 anni dopo la dittatura si è trasformata, non più vivaio di domestici per la vicina Francia, ma un modello che avremmo dovuto seguire anche noi negli stessi anni (siamo lontani anni luce).  E’ un paese ordinato, con belle infrastrutture, con un sistema di trasporti invidiabile, ivi compresa la TAV.  E’ un paese di gente fiera che ce l’ha messa tutta per arrivare a questo risultato, partendo da zero.
Poi, incredibilmente, la Spagna è caduta nella trappola della bolla immobiliare, grazie alle sue banche e soprattutto a quelle inglesi che le hanno allegramente finanziate.  L’America, che tanto moraleggia adesso, ha insegnato anche questo.  Le bolle, dicono, sono asimmetriche:  si formano su un periodo lungo, protette da un successo apparente, e poi fanno un botto devastante.   In Spagna oggi vi sono 200 sfratti al giorno e una disoccupazione da record, malgrado le riforme gravose che sono state predisposte.
 Ieri la BCE, consapevole del rischio per l’Europa che costituisce la situazione spagnola, ha stanziato non so quanti miliardi di euro per il salvataggio della Spagna.  Si fa per dire:   i miliardi della BCE andranno alle banche spagnole, responsabili del disastro, per pagare poi quelle inglesi, ormai specializzate nella speculazione.    Le Banche riceveranno questi milioni o miliardi per sistemare i conti tra di loro, ma non potranno poi aprire i cordoni della borsa a qualsiasi iniziativa di sviluppo perché i soldi non ci saranno più.
Io non m’intendo di economia e ancora meno di finanza speculativa, ma una domanda mi viene spontanea:  perché i soldi della BCE devono servire a salvare le banche spagnole e infine quelle inglesi che sono fuori dal sistema Euro?  Quei miliardi escono dalle tasche nostre (anche da quelle spagnole).  E lì c’è qualcosa che non torna.


Non è un sudoku

Non si  può andare a tentativi, cambiando i numeri qua e là per fare tornare le righe e le colonne.  Intanto, perché così non tornano mai.  Chiunque fa i sudoku lo sa.  Non si può mettere a casaccio un tanto percento in più sulle accise o sul prezzo benzina o sull’IVA, un tanto di IMU in più sulla prima, la seconda, la terza casa (quanto, non lo sa ancora nessuno).  Ci sono dei parametri inamovibili:  il debito, il PIL, la recessione, la disoccupazione, e più in generale il disorientamento, la povertà, la disperazione dilagante.  Sono la conseguenza, non dell’incapacità e della voracità delle aziende, non della disonestà generalizzata dei contribuenti, bensì del fatto che la classe politica (in disarmo), la burocrazia (ridondante e dilagante), e il governo tecnico ( a questo punto inutile) si accaniscono a giocare a questo sudoku infernale, senza riuscire a infilare a diritto le righe e le colonne. Così i conti non torneranno mai e le tasse continueranno ad aumentare.  Non c’è un sistema migliore di governare un Paese?

giovedì 7 giugno 2012

Un attimo di pace

Il più grande violinista che suona un pezzo del più grande compositore..


http://www.youtube.com/watch?v=C2T-stg5BMU&feature=related