giovedì 19 dicembre 2013

lampedusa




Come tutti gli italiani, ho visto le immagini delle “disinfezioni” contro la scabbia operate sugli immigranti di Lampedusa da parte dei responsabili della Cooperativa rossa che gestisce il centro di accoglienza.  Queste immagini mi hanno immediatamente rammentato Abu Ghraib e le “docce” naziste nei campi di sterminio.  Roba da incubo accaduta in questo Paese per mano di coloro che si ritengono unici depositari dell’etica, della moralità e della solidarietà. 

La cosa che mi colpisce è il grande divario tra il dire politicamente corretto e il non fare umanamente deleterio, per non dire orribile.  Ma, niente di strano:  siamo la patria di un formalismo di maniera che non costa nulla, giacché rare volte si traduce in azioni concrete e sostanziali.  Non solo in campo umanitario, ma anche ambientale, ma anche sociale, ma anche carcerario, ma anche politico.  Troppo difficile -  data l’indolenza e il menefreghismo imperante di coloro che gestiscono queste cose - darsi la pena di andare in fondo ai problemi e trovarvi rimedio.  Troppo faticoso.  Lampedusa ne è la prova lampante (scusate il gioco di parole), e non da oggi.  Abbiamo pianto misera sempre, dicendo “guardate com’è brava l’Italia ad accogliere i poveracci di tutto il mondo.  Facciamo tutto da soli, nessuno ci aiuta, né l’ONU, né la UE….”

E adesso , dopo la “disinfezione” gridiamo tutti:  che figura! Che figura! (soprattutto agli occhi degli stranieri).  Ed è l’unica cosa che ci preme, propria per via di quel formalismo di cui si diceva sopra.  Ci saranno domande al Parlamento, indagini della polizia e della magistratura.  A breve il problema verrà risposto in un cassetto e dimenticato.  E’ sempre stato così per Lampedusa, per le carcere italiane, per le scuole che franano, per Pompei che minaccia di scomparire, per il territorio devastato. 

Ma forse no.  Forse questa volte no.  I soldi a Lampedusa ce li ha messo la UE, chissà quanti.  E seppure è mancato da parte sua un controllo assiduo - e doveroso giacché si tratta dell’Italia - ora vorrà fare i conti e a ragione.  Quei soldi potevano essere spesi meglio altrove. 

Ci ritroveremo soli per davvero.  E forse impareremo a vivere.


giovedì 12 dicembre 2013

comportamenti abnormi



Lo dice Grillo sul Presidente Napolitano.  Vede la pagliuzza nell’occhio del Presidente che ha dovuto agire in modo improprio, in una situazione impropria del Paese e della politica.  Grillo non vede certo il palo nell’occhio suo.  Si è lanciato in mare aperto contro tutti e i suoi, sì, che sono atteggiamenti impropri e offensivi, non solo nei confronti di Napolitano, ma anche della democrazia e della gente d’Italia.  Grillo segue una deriva totalitaria che fa paura, anche se neanche se ne accorge,  perché è culturalmente impreparato.  Il Paese è  in una situazione caotica e adesso anche pericolosa, nessuno fa bene a gettare olio sul fuoco, né lui né Berlusconi con le sue dichiarazione di oggi: “Se  mi arrestano, sarà la rivoluzione." Niente meno.  Neanche i Forconi, che hanno tutte le ragioni, ma che si lasciano infiltrare da elementi pericolosi.
La situazione è abnorme in Italia:  il Parlamento, dopo la sentenza della Consulta, è illegittimo, così come il Governo e i governi che lo hanno preceduto, così come il Presidente della Repubblica, due volte eletto da quelle Camere.  Tutto illegittimo – si poteva svegliare 8 anni fa la Consulta e evitare tutto ciò.  Adesso ci tocca fare con quello che abbiamo, Napolitano per primo. La gente è sgomenta, oltre che disastrata. Non è tempo di irresponsibilità .
Speriamo in Renzi che ha sempre saputo prendere rischi, mettersi in causa, a differenza della classe politica oggi ancora esistente, attaccata ai suoi privilegi come non mai.

  

martedì 26 novembre 2013

una brutta pagina


Sì, stiamo scrivendo una bruttissima pagina della storia d’Italia, questa che chiude la vicenda di Silvio Berlusconi.  Una storia scritta a più mani, tra politici di parte, magistratura di parte, attori economici di parte, media di parte,  diritti acquisiti di parte, tutti potenziali accusati - e forse condannati - nel grande libro di storia.  Difficile dire se la storia sarà sepolta sotto le macerie, speriamo di no, speriamo che prima o poi emerga la verità, o qualcuno che la racconti, basta un uomo solo, come diceva Hannah Arendt.  Succede anche questo.  Ma intanto è il Paese che sta per essere sepolto e non se lo merita. E’ il grande perdente. 

Non mi è mai piaciuto Berlusconi.  Ma un gioco al massacro così è imperdonabile, tanto più che scrive la cultura politica dell’Italia per molti anni a venire.  Storia di risse, di vendette, d’incapacità, d’indolenza,  di irresponsabilità,  e di assoluta mancanza di rispetto verso il Paese reale. Storia che per anni ha riempito i giornali e la TV fino allo spasimo, e grazie a loro ha stabilito un precedente micidiale.  Ed è tanto più imperdonabile che nessuno, proprio nessuno, dei protagonisti in campo è ed  è stato immune dalla corruzione, dallo spirito di casta, dall’attaccamento ai privilegi e  dalla pratica del secondo fine.  Ma, siccome focalizza su di sé l’odio generale, Berlusconi sta pagando per coprire tutti gli altri i quali,  mai e poi mai, saranno chiamati a rispondere. 
Dobbiamo provare vergogna.  Ci vuole un uragano per spazzarla via.  Ma li uragani non sono mai una buona soluzione, se non di distruzione.










Gli Intoccabili

           

              

Non nel senso di paria dell’India e delle sue caste, tutta’altro. 

Intoccabili perché irremovibili, non punibili, non licenziabili.  Chi sono?  Sono gli statali italiani di ogni livello.
Questo stato di assoluta eccezionalità consente loro una protezione blindata in termini economici.
Consente la loro proliferazione senza limite in termini clientelari.
Consente loro di stare fuori da ogni regola meritocratica e quindi il  quiete vivere  in tutti i sensi:  uscieri che vagano a frotte nei corridoi delle istituzioni, ferrotranvieri, vigili urbani, addetti sanitari, ben pagati e sicuri  del loro destino, qualunque cosa facciano o non facciano. 
Numerosissimi: sarebbero in larga parte ridondanti in un sistema che funziona. 

E poi parlamentari che godono d’immensi privilegi fino alla morte, e lasciano spesso le aule semi-vuote perché hanno altro da fare, di più lucrativo o  di più divertente. Magistrati che non devono rendere conto a nessuno delle lungaggini che provocano e degli errori che commettono, e procedono tranquilli sull’autostrada dell’anzianità.  Di esempi ce ne sarebbero tanti. altri  Uno fra tanti: il capo dell’INPS che, secondo la graduatoria  dell’OCSE, è primo in lista dei più pagati funzionari pubblici del mondo, con $ 650000 l’anno.   

Tutto ciò a scapito del buon funzionamento della cosa pubblica e della tasca del contribuente, mal servito, ignorato, spesso maltrattato e comunque super-tassato.  Considerato inesistente dagli Intoccabili.

A fronte, i dipendenti del privato i quali sono  anche loro molto protetti dalla vigente e inossidabile cultura garantista, ma vivono per forza gli alti e bassi delle proprie aziende e devono dimostrare la propria efficienza in un ambiente competitivo.  Licenziabili loro,  seppure con tutte le garanzie del caso.

Non si tratta di equiparare il secondi ai primi, bensì l’esatto contrario.  Alcuni principi dovrebbero essere inderogabili per entrambi, per chiunque, senza eccezione:  l’equità, la responsabilità, la meritocrazia, l’efficienza.  Tutti parametri che possono assicurare il buon funzionamento del sistema Italia e la sua crescita.
 
E’ evidente:  chiedere alla politica di cominciare con togliere la non-licenziabilità dei dipendenti statali, è come chiederle di rinunciare al  proprio vivaio clientelare e elettorale, oltre che alle comode poltrone.  E’ chiederle di scalare l’Everest, o di fare hara-kiri.  Non lo farà.




venerdì 25 ottobre 2013

rotta di collisione



Dal di fuori, appare proprio così, la strada intrapresa da Berlusconi da ieri.  
Stamattina, ho sentito un programma radiofonico di Radio 24.  C’era l’intervista dell’amico maghrebino di Berlusconi (di cui non ricordo il nome). Diceva di Berlusconi che era come De Gaulle, coraggioso e determinato, e che non era certo ancora finito.  Una dichiarazione che lascia un po’ smarriti.  Berlusconi ha coraggio da rivendere, è vero, ed è effettivamente molto determinato. 

Lo è anche negli errori – primo fra tutti rifiutando gli oneri e le responsabilità di un uomo di Stato, a differenza di De Gaulle che pensava di essere la Francia e agiva in conseguenza. 
Lo è  nelle scelte dei suoi compagni di strada – gli unici rimasti ora,  Santanchè e Verdini, i prediletti.  De Gaulle planava assai sopra i suoi collaboratori, decideva sempre lui, con la propria testa.   Non ascoltava gli ambiziosi, i prevaricatori, gli adulatori.

Lo è nell’incapacità di staccare la spina,  a differenza di De Gaulle  che ha capito sempre quando era l’ora di farlo, nel ’46 e nel ’69.

Il coraggio di Berlusconi è come quello di chi viaggia a tutta velocità lungo uno strapiombo, la sua determinazione viene non da una politica ragionata fino in fondo, con freddezza, con chiaroveggenza, lasciando da parte i sogni, ma da un’immagine romantica di se stesso che lo ha sempre portato all’illusione.


Lo strapiombo c’è.  Il romanticismo non serve a niente.  Adesso manca la ragione.  Per cui il rischio di uno sfracello grave è ben presente, per lui, per la sua famiglia dato che vuole coinvolgere sua figlia ma, peggio ancora per il rinascente movimento di Forza Italia, e peggio peggio ancora, per il Paese.

giovedì 17 ottobre 2013

Visto




Visto

“Goya et la Modernité” alla Pinacoteca di Parigi.  Splendida mostra, soprattutto per i molti disegni:  La Tauromachia,  I Capricci, i Disastri della Guerra,  I Proverbi.  Segno pittorico visionario e allo stesso tempo concreto,   impietoso e allo stesso tempo colmo di delusione .  Siamo partiti nel 1777 con il ciclo dei “Giochi infantili”, dove Goya raffigura spesso un piccolo o una piccola  in disparte che piange mentre gli altri, straccioni anche loro, sono al centro di un gioco scatenato.   Non vi è alcuna delicatezza in questi sei quadretti, né gentilezza.  La pennellata è dura, la composizione  mossa dalla violenza, la stessa di cui sono vittime i fanciulli poveri e analfabeti di Roma e di Madrid.  Presto Goya si è reso conto che il mondo è popolato soprattutto di vittime : il toro fiero e inerme che si difende soltanto in un gioco micidiale,  i poveracci che muoiono come mosche, in mille modi, durante la guerra civile, non più individui ma carne da cannone. La scacchiera sulla quale si muovono non appartiene loro.

Il sogno diventa incubo e non solo alla fine, con i Proverbi che ormai di si avvicinano alla grande opera al nero della vecchiaia, dipinta nella sua Casa del Sordo  a Madrid.  La disperazione di Goya trae origine da una speranza vanificata da quel che vedeva non solo con gli occhi ma con una lucidità di ghiaccio.  Una parabola inevitabile dalla nascita alla morte? 
 

mercoledì 9 ottobre 2013

l'impazienza di Barisoni


Sebastiano Barisoni dimostra, nel suo programma di Radio 24 delle 17.00,  una grande irritazione verso coloro che sostengono di voler uscire dall’Euro.  A parere mio, questi tanti noiosi non vogliono uscire dall’Euro, operazione praticamente impossibile per le sue tante complicazioni e ramificazioni. Vogliono semplicemente, come me, uscire dall’Europa, punto.  La cosa è semplice così.  L’Europa ci sta strangolando con una burocrazia incomprensibile e deleteria che è la causa primaria del declino del continente.

L’Europa vuole la serietà finanziaria e fiscale, la solidarietà verso gli inermi, la giustizia giusta, il lavoro garantito, la sicurezza alimentare, nelle imprese, il rispetto dell’ambiente e della democrazia, la fine delle guerre, ma non sembra in grado di fare niente.  Resta a oggi un puzzle incompiuto – e l’ho scritto altrove – di  misure incomplete, mai portate fino in fondo, ma assolutamente rigide che si tramutano a livello nazionale, regionale, provinciale – almeno in Italia - in altrettanto regole e misure, potenziate ancora in senso restrittivo, per non dire repressive.  La bella figura non se la rifiuta nessuno, soprattutto lo Stato italiano che dimostra da tempo di non aver alcun progetto in nessuno dei casi suddetti.  Meglio la burocrazia, tanto più se alimenta un vivaio di burocrati infiniti e ingordi.

Io produco il vino.  Mi dicono tutti “che bello, sei in campagna, ti godi la vita”.  La mia risposta è “No.  Io la campagna la vedo dalla finestra del mio ufficio, non altrimenti.”  Il resto del tempo lo passo a riempire comunicazioni e formulari per i quali  mi devo districare nelle leggi, proroghe, deroghe istituite dall’Europa, e ampliate dallo Stato italiano in un linguaggio incomprensibile che rimanda a Reg. tal dei tali,  al DDl tal dei tali, all’articolo tal dei tali, senza illuminarci, senza specificare i contenuti, per cui bisogna andare a cercarseli, rischiando di perdersi, o facendo costosi corsi di aggiornamento i cui gli stessi oratori spesso confessano di capirci poco o nulla.  Perdita secca di tempo e abisso di incertezza in cui non si possono che annidare gli sbagli, le scorrettezze, per non dire le illegalità.  Immagino cosa sia per argomenti assai più complessi come la finanza, la fiscalità la solidarietà, la giustizia ecc ecc ecc.

Barisoni , ti voglio bene, ti ascolto tutti i pomeriggi molto volentieri.  Siamo sulla stessa lunghezza d’onda liberale, Ma devi prendere coscienza di questo problema.

lunedì 7 ottobre 2013

I nostri TG ingessati







E’ sconsolante pensare che se gli italiani non parlano altre lingue non hanno accesso a notizie complesse e globali.  I TG italiani, SKY TG a Rai 1, Rai 2, la 7 s’interessano esclusivamente di notizie politiche italiane, cronaca italiana (quanta! troppa!).  Tranne in caso di notizie bomba come Piazza Tahrir o le armi chimiche in Siria o il Shutdown americano,   Ma per una informazione costante, ampia e spaziante su problemi globali come lo sviluppo di Al Quaeda in Africa , o solo sull’Africa, continente in movimento come pochi altri,  o la conferenza TPP che Obama ha abbandonato per via del Shutdown, o la ricerca sulle faglie assassine in Giappone, o gli attentati in Pakistan e in Iraq,  si va su CNN, su BBC, su France 24, su NHK, o su Al Jazeera, non sui TG italiani.  Gli italiani sono segregati dal mondo dalle notizie che ricevono, notizie e basta, senza un’illustrazione, un commento.  Ragazzi, bisogna sapere le lingue per liberarsi da un stampa televisiva e in larga parte anche scritta,  con orizzonti ristrettissimi.  Svegliamoci.  Non facciamo parte del mondo se non sappiamo quello che accade.

giovedì 3 ottobre 2013

Questa volta è fatta davvero...



Berlusconi è fuori gioco, ci si è messo da solo ascoltando tipi come Verdini e Santanché, lasciandosi impressionare dalle fosche previsioni di Ghedini.  Meglio era se ascoltava Quagliarello, Cicchito, Lupi, Alfano, che niente hanno del voltagabbana e che lo hanno servito sempre con grande lealtà, soprattutto senza strisciare.  Lo dimostra il fatto che sono tornati a l’ovile, perché era il gesto politico da fare.  Domani B. affronterà la commissione che lo farà decadere, senza aspettare la Cassazione.  E poi, chissà? Il carcere, forse.

Nessuno può dire cosa ne sarà di Forza Italia, con o senza elezioni.  Più facile immaginare il casino che sta per nascere nel PD, in attesa del congresso e senza il solito utile spauracchio che è stato Berlusconi.  Renzi che fa il grillino della situazione. Epifani, un brav’uomo che crede più nell’ideologia che nella concretezza, e giudica le cose con i suoi rigidi parametri di vecchio sindacalista di sinistra. Spera di continuare a disporre di una classe di lavoratori perfettamente allineata.  Non sarà così, se non a parole.  In tempo di crisi, si salvi chi può.  Il sindacato ha perso molti pezzi in questi ultimi anni e ne perderà ancora, se non si rende conto che fa parte del mondo insieme all’impresa e che con essa deve raggiungere un’intesa pragmatica.  Ci vuole immaginazione, ma in alcune imprese è successo, con ottimi risultati.

Nessuno può dire come andrà il rinato governo Letta.  Il Premier è giovane, ragiona bene, capisce i problemi. Ha un difetto:  continua a dire ciò non pensa, vuoi per cinismo o per ingenuità. Vi ricordate in America, nei suoi colloqui con gli investitori? “L’Italia è un Paese stabile e virtuoso”? Al suo ritorno, si è visto.  Ora si tratta per lui di governare veramente questo Paese, e non solo la legge di stabilità.  Nella prima versione del suo governo ha usato gli stessi strumenti di Mario Monti.  Un passo avanti e tre dietro.  IMU sì, IMU no, aumento dell’IVA sì e poi no, e via dicendo.  Tutto ciò per evitare gli snodi essenziali che sono il taglio della spesa pubblica (fa male), la riforma della Costituzione (sacrosanta e intoccabile fin adesso), di una legge elettorale disdicevole e, infine, la riforma improrogabile della Giustizia. 


La coperta è stretta e non si allargherà con i discorsi o con l’aumento delle accise.  Servono le forbic in mano e tanto coraggio.  Non è sicuro che Letta ne sarà capace.

domenica 29 settembre 2013

Berlusconi Kamikaze






Si sta giocando il tutto ora, Berlusconi.  Sul piano personale ha diritto di suicidarsi come pare a lui.  Ma non ha il diritto di fare morire nell’uovo il rinascente movimento di Forza Italia, il cui importante vivaio elettorale resta orfano così, e in balìa al più promettente compratore. Purtroppo, questo non sembra rientri fra le sue preoccupazioni.  Ordinando ai parlamentari pidiellini  di dimettersi, si è tolto l’unico strumento di lavoro che aveva a disposizione e l’unico strumento democratico per ottenere una crisi ragionata.  Ed è qui che si auto-nega definitivamente la dimensione di uomo di Stato – che forse non ha mai realmente avuto.

Dire basta non basta, anche se qualche ragione ce l’ha Berlusconi.  Potranno spolmonarsi all’infinito gli uomini del PD nel dire che Berlusconi è stato condannato dalla giustizia e merita la condanna.  Vi ricordate la storia della pagliuzza e del palo? La giustizia, con Berlusconi, è stata ingiusta, arbitraria, illiberale  e a tratti persino illegale nelle sue decisioni, laddove è sempre stata compiacente verso la sinistra, sin dai tempi ormai lontani di Tangentopoli.  La sinistra ha goduto dell’impunità grazie a una magistratura molto distratta nei suoi confronti - ed è dire poco - giacché ha ignorato, abbuiato, affossato, laddove lo riteneva necessario.  Ultimo caso:  il Monte dei Paschi.  

Tutto questo non giustifica Berlusconi, specie in questo momento.  Facendo dimettere i suoi soli ministri, avrebbe continuato la partita di scacchi e forse l’avrebbe vinta non togliendo la fiducia al governo - questa è l'idea di qualcuno molto vicino a me e molto razionale.  Berlusconi l'’avrebbe vinta per la semplice ragione che il PD, le cui debolezze e contraddizioni interne hanno raggiunto il punto d'implosione,  sarebbe stato messo allo sbaraglio.  Da tempo la demonizzazione di Berlusconi rappresenta ormai l’unica possibilità per il PD di mantenere un’unità di facciata – finché dura.  Da ieri, Berlusconi, con la sua mossa da Kamikaze, gli lascia campo libero. 


Stiamo assistendo a una convulsione gravissima del nostro sistema politico, e non saranno le ammonizioni del Presidente della Repubblica a placarla.  Ci vuole la spada di Alessandro per tagliare il nodo gordiano che, da anni, la mancata riforma elettorale a stretto fino all’impossibile.  

martedì 24 settembre 2013

E' cinese



Per il comune cittadino italiano, è cinese la questione del finanziamento ai partiti, dell’IVA a 22% , dell’IMU , la storia dell’Alitalia e della Telecom, la mancanza di intervento sulla spesa pubblica dove ci sarebbe tanto da tagliare, la mancanza di ogni iniziativa fiscale a favore del lavoro, specie dei giovani, il mancato rimborso da parte del pubblico del suo debito verso le aziende che aspettano da tempo, da molto tempo di essere pagate per lavori e servizi che hanno effettivamente dato. Di una politica fiscale che penalizza i più poveri, i pensionati, tanto per dire . Insomma di una politica di rilancio del Paese.

Il comune cittadino non capisce.  Ma il comune cittadino è fuori dal cerchio magico del governo, dell’amministrazione pubblica, delle consulenze e delle pensioni d’oro, delle rigide regole della UE e ancora di più dalle intricate necessità dei partiti.  Non ha le stesse priorità, il comune cittadino. Non capisce che il governo metta la marcia in avanti e subito dopo indietro, su questioni essenziali, palesemente essenziali, che i partiti mettano avanti le loro beghe interne  avanti all’interesse del Paese.
Quando non si capisce il cinese, non si capisce nulla.  E’ semplice così.

giovedì 19 settembre 2013

E' fatta, ragazzi!




Non ancora del tutto, ma quasi.  Berlusconi è stato neutralizzato, con uno sbarramento di fuoco particolarmente nutrito e preciso negli ultimi tempi.  Forse è riuscito a salvare il PDL, ma chissà quali reazioni di difesa si manifesteranno nei prossimi mesi nei singoli pidiellini,  nel salvarsi chi può. 

Con Berlusconi scompare l’unica ipotesi di anticonformismo, si potrebbe dire di liberalismo, seppure nella versione berlusconiana, casereccia, approssimativa, e infine poco incisiva nell’azione di governo. 

Resta sul campo un’accozzaglia di secondi fini corporativi, di casta e di consorterie, in cui il bene del Paese si smarrisce.

Mi faccio una domanda: cosa accadrà nel PD, ora che ha perso lo spauracchio che ha agitato a lungo per spaventare gli italiani e per salvare se stesso?   Ha un’anima, il PD, un progetto efficace da offrire, una configurazione funzionante?  Così come è messo adesso, non si direbbe.   Ora si tirerà fuori i cannoni per fare fuori i propri avversari interni? Un po’ di esperienza c’è, come si dimostra nella vicenda Berlusconi.  Più probabile che ci sarà un gioco sotterraneo e estenuante. Ci vorrà del tempo prima che si arrivi a una qualche nuova sistemazione, sempre che avvenga.  E, ancora una volta, sarà il Paese a farne le spese.


Tutti quanti, ripeto, tutti quanti, oltre Berlusconi, passeranno davanti al tribunale della Storia.  Non lo sanno, ma è così.  Il verdetto non sarà positivo . Questi ultimi anni sono stati davvero brutti, bui, per non dire insensati, e nessuno può tirarsi fuori, neanche dando tutte le colpe a Berlusconi. Di sicuro, è accaduto che gli italiani hanno perso pezzi importanti dei propri diritti, della legalità, della legittimità, giacché giocare sporco è diventato pienamente lecito, anzi è diventata la regola.

martedì 17 settembre 2013

tutto secondo copione

C’è stato in questi giorni la presa di posizione molto coraggiosa del Segretario Generale delle ONU, chiara e cristallina.  Cosa che non accadeva da anni e anni.  Ma non basterà, purtroppo.  Già Russia e Cina fanno le pulci all’accordo di Ginevra di pochi giorni fa.  Kerry è stato distratto e non ha parlato del capitolo 7 della carta dell’ONU che prevede un intervento militare in caso di non ottemperanza agli impegni sullo smantellamento delle armi chimiche.  Non stupisce.  John Kerry è una brava persona ma non molto acuta.
 Ma ora basta.  Non c’è più tempo, dai tempi di Hitler (campi di concentramento dove fu utilizzato dopo potenziamento il gas sarin, all’origine un pesticida contro parassiti che aggredivano colture vegetali), di Saddam Hussein (Halabja con l’agonia e la morte di 6000 kurdi) e il 21 agosto a Damasco.  Si fa davvero tardi.
La Russia ha una gran voglia di Guerra Fredda  che le garantisce la posizione di Grande potenza sullo scenario mondiale.  A questo si aggiungono i suoi improrogabile interessi economici e strategici in Siria, alla quale vuole dare il tempo di spostare le sue armi chimiche.  Così come fece Saddam -  e chissà che non siano le stesse armi di allora, nascoste in Siria (Niente armi di distruzione di massa in Iraq - ricordate?  Qualcuno dormiva?) La Cina?  Boh. Chissà cosa vuole, la Cina, sempre molto speciale. Forse unicamente di proteggere il suo  ruolo sul palcoscenico internazionale.  Non interessa più a questo punto.

 A questo punto ci vuole l’uso della ragione, solo della ragione, per togliere di mezzo l’ultimo Hitler di turno, impedire altri episodi come quello del 21 agosto di proporsi ancora al nostro dolore e alla nostra indignazione.  
Ma succederà?  Troppa opacità, a questo punto, nelle intenzioni di ciascuno,  politici e potenze, troppi secondi fini.  Tutto ciò si rivela nelle ambiguità dei grandi capi del mondo, e dell’ONU, la quale tornerà indietro, se vede che una sua prossima risoluzione non cambierà nulla.  Assad avrà la meglio.  Tutto secondo copione, insomma.

giovedì 12 settembre 2013

La strategia del rullo compressore




E’ quella che si sta attuando nei confronti di Berlusconi.  Dopo essere stato giudicato da un certo Esposito che aveva giurato di perderlo, che lo ha confermato agli amici e eseguito in Cassazione, oggi Berlusconi si vede negare ogni garanzia legittima e viene caricato di pregiudizi da parte della commissione che gli deve togliere il seggio in Parlamento.  Ultima mossa dei suoi avversari -  non so bene sotto quale forma, proposta di legge o qualche altro dispositivo dall’attuazione possibilmente immediata -  che toglie il diritto a chi frodato di fisco di finanziare i partiti politici.  Legge ad personam si potrebbe dire, la persona essendo Berlusconi, in questo caso.  C’è molto d’iniquo, d’illegale e, direi, di disumano in questo accanimento multiforme contro l’avversario e, trattandosi di un avversario politico, anche di molto anti-democratico.
Premetto, e l’ho fatto altre volte, che non ho alcuna simpatia per Berlusconi per l’aura di ridicolaggine e di leggerezza che  circonda da sempre il suo personaggio.  Non voglio entrare neanche nelle specifiche del giudizio di Esposito, semplicemente perché non me ne intendo.  Detto questo, contesto il personaggio Esposito di per sé, perché si è comportato in modo privo della necessaria discrezione che imponeva il suo incarico.  Di sicuro, contesto la rigidità del PD – debole e incapace di darsi una forma ragionevole senza la presenza di Berlusconi sul suo orizzonte politico.  Non parliamo del movimento 5 stelle che è un’aberrazione, un ibrido di autoritarismo fascista e autoritarismo comunista.  Bisognava essere Grillo per inventarlo.
Mi attengo ai richiami di Violante – che ho avversato a lungo per la sua inflessibilità da comunista, quando era magistrato.   Mi sono ricreduta, leggendo i suoi scritti più recenti che dimostrano un equilibrio notevole. Ha capito che la realtà impone realismo.  E realismo impone la giusta applicazione della legge – la legge uguale per tutti, proprio così, ma non la legge traviata delle parti, delle tribù, dalle cosche e dalle consorterie. Violante ha raggiunto la saggezza dell’età.  Da giorni, da settimane, continua a dire che anche Berlusconi ha diritto di difendersi. Per questo, Violante si è fatto aggredire al festa del PD e ne ha visibilmente sofferto.  Speriamo non torni indietro. 
Berlusconi dovrebbe ritirarsi in buon ordine, per il bene suo e degli Italiani.  Di tutto questo, però, c’è da trarre una lezione.  Gli italiani tutti stanno perdendo dei diritti fondamentali in questa vicenda, come ieri gli americani sotto l’imperio anti-terroristico di Bush.  Stiamo perdendo il diritto di essere giudicato con imparzialità, con equità, con senso di misura.  E’ vero che Berlusconi è uno solo, ma con la sua vicenda si sta creando un precedente pericoloso per la vita dei singoli e della democrazia.

giovedì 5 settembre 2013

problematico G20




Almeno per quanto riguarda la Siria, sarà problematico questo G20.  Obama ha avuto il consenso del Congresso e ha vinto una mezza battaglia che, a dire di molti, si trasformerà presto in totale disfatta.  David Cameron ha perso la sua battaglia nel parlamento inglese e non parteciperà al castigo militare di Assad e forse sarà per il meglio.  François Hollande, il più agguerrito assertore dell’intervento in Siria,  aspetta a vedere se il parlamento francese lo farà intervenire, ma sembra proprio di no o, al meglio, di nì, poca roba insomma, per lui personalmente, uno schiaffo.  Putin, ieri totalmente contrario a ogni ipotesi di attacco aereo sulla Siria, oggi più malleabile, mentre si prepara al G20 dove sarà difficile sostenere l’uso di armi chimiche da parte del governo siriano.
E l’ONU?  Maestra di saggezza, pare, e di prudenza.  Anche maestra  d’ ignavia ormai abituale, in gran parte dovuta alla preponderanza di nazioni asiatiche/africane che sospettano dell’Occidente e delle sue motivazioni. Comunque l’ONU non partecipa al G20 e quindi può tenere le sue carte strette ancora per un po’ di tempo.  Non è improbabile che, alla fine, dia ragione a Assad contro i ribelli che si trasformeranno tutti in esponenti di Al Qaeda, poveri loro.
In verità, nessuno sa su quale piede danzare. Attaccare o ammonire o porre embarghi?  Boh… Nessuno sa come evitare errori irreparabili e questo fa la forza di Assad, come avant’ieri di Hitler. 

Al G20, si parlerà solo di questo.  Assad avrà la prima pagina, in ultima pagina tutti gli altri problema del pianeta.  Assad avrà vinto per davvero...

mercoledì 28 agosto 2013

ogni tanti decenni...


Ogni tanti decenni - chissà perché - c’è qualcuno – chissà chi – che butta un sasso o meglio, un masso nella grande palude in cui si dibattono gli uomini da quando la storia è  storia.  I cerchi sono grandi all’inizio e ci vuole del tempo perché si ristringano e, quando arrivano al focolaio centrale, è guerra.  Così sono cominciate le guerre del XX secolo, preparate da lontani, quasi insensibili,  segni premonitori.
Il XX secolo è ricco di esempi degli orrori che produce la guerra,  sono lì a disposizione di chiunque, tra i più brutti della storia dell’umanità:  la Shoah, piuttosto che Hiroshima e Nagasaki, piuttosto che My Lai, Pol Pot, Halabja, Sbrenica,  9/11, e i massacri in Africa e altrove.  Oggi la Siria,  con la foto su tutti i quotidiani mondiali,  di un neonato in mezzo ai tanti corpi delle vittime dell’attacco chimico.  Spine non rimovibili nel cuore. Fotografie che rimangono scolpite nella mente per sempre. Si potevano evitare o fanno parte della natura connaturata dell’uomo? Della sue specie unica?
E’ una domanda che chiede una risposta.  Non è di natura etica, piuttosto di sopravvivenza bell’e buona su questo nostro pianeta sublunare, pieno di armi, di tecnologie  e di interessi contrastanti di tutti tipi.  La risposta non la possono dare i tiepidi rappresentanti dell’Occidente e tanto meno gli arrabbiati del mondo islamico dove la cultura della morte è diventata prevalente.  Il cancro  si estende a vista ormai, per ignavia da una parte, per fanatismo dall’altra.  Dov’è la soluzione?
Essendo di formazione storica, sono stata sempre pragmatica.  Ho sempre pensato che la Storia è un tessuto di tragedie e che le guerre finiscono per esaurimento, con vincenti e perdenti, non necessariamente dalla parte del giusto, né gli uni né gli altri.  Ma – da stupida – mi sono sempre chiesta se gli uomini non possano mettere da parte la loro volontà di potere – economico, finanziario, religioso o quant’altro – e ragionare, semplicemente ragionare.   Forse, bisogna dirlo, sono smentita dal fatto che l’Occidente, pur avendo fatto enormi progressi in questo senso, non ha fatto scuola. Ha decolonizzato a enormi spese, ma non è bastato per la pacificazione.  Il problema anche in Occidente si è fatto più perverso e invasivo, e ha inquinato le sue tradizioni e il suo tessuto sociale, così come i suoi invadenti costumi non hanno fatto altro che infiammare le tradizioni specifiche - traviandole - del suo avversario principale che è l’Islam.

 Scontri inevitabili.  Pare di sì, a questo punto.  Scontri di civiltà? Mah... Sicuramente scontri di cultura, ma neanche questo è una ragione sufficiente.  Oggi, ho avuto l'impressione che siamo arrivati al focolaio centrale dei centri concentrici dove comincia la guerra. Fa paura.

giovedì 27 giugno 2013

la ragazza nigeriana



Salivo sull’autobus per andare all’aeroporto di Stansted.  Una ragazza mi ha aiutato a caricare la valigia a bordo.  Casualmente mi sono seduta di fianco a lei nell’autobus.  Subito sono cominciati i problemi di traffico a causa della chiusura di un tunnel sul nostro percorso.  La ragazza su agitava per il ritardo e pregava Gesù di non farle perdere il volo.  L’ho rassicurata, dicendole che eravamo solo all’uscita di Londra e che passato quell’ingorgo, saremo andati spediti.  Così è stato e abbiamo potuto chiacchierare un po’. 

Era una bella donna, intorno ai 40 anni, alta e molto formosa, grandi piedi e mani, vestita con eleganza, un’acconciatura complicata.  Mi ha detto di essere nigeriana e, siccome mi piacciono l’Africa e i suoi abitanti, ho cominciato a farle domande.

Mi ha raccontato di avere studiato Fashion design in Nigeria e di aver aperto un laboratorio di abiti da sposa nel Kent.  I suoi  due figli sono ormai grandi, e così può tornare ogni tanto nel suo paese di origine.  Le ho chiesto perché non in modo definitivo.  Mi ha risposto che, dopo l’Inghilterra, la Nigeria la fa ammalare sempre per via dell’insalubrità generale.
Le ho chiesto se ne era nostalgica e mi ha risposto non proprio, e si è rabbuiata.  Le ho chiesto se anche suo marito lavora in Inghilterra.  Ha scosso il capo.  Ho pensato: forse è divorziata. Lei ha ripreso il discorso, parlando dei suoi due figli, uno studente d’ingegneria e l’altro già avvocato.  Mi ha raccontato  che il primo era disordinato, a tratti indolente e molto riservato; il secondo, l’avvocato, invece, preciso negli orari e nelle cose, sempre un po’ stressato, molto preso dagli studi prima , poi dalla sua attività, e – disse, scuotendo la testa – pure dall’impegno sociale.  Tutto suo padre, disse lei.  Il quale, anche lui, era avvocato, ma non uno qualsiasi.  Si occupava di diritti civili – e umani - in Nigeria, paese difficile, governato dalle grandi compagnie petrolifere molto legate alla classe dirigente e molto attiva in politica. 

Ormai la ragazza parlava liberamente con me.   Mi ha raccontato che la situazione politica precipitava spesso.  Suo marito era impegnato sul fronte delle libertà civili, difficile per definizione in un paese come quello. Era spesso minacciato.  Lei lo pregava di smettere, di pensare alla famiglia,  Finché non fu ucciso, praticamente sotto i suoi occhi – non mi ha spiegato da chi, esattamente.  Fu allora che lei prese le sue poche cose e i suoi bambini e immigrò in Inghilterra per rifarsi una vita.

Mi ha colpito questa donna, con il suo sacchettino di plastica al posto della borsa da viaggio,  dove ha frugato in continuazione durante questo viaggio a Stansted, alla ricerca del biglietto, del passaporto.  Mi parlava con animazione, ogni tanto aveva un sorriso molto bello, non si lamentava e, soprattutto, non mentiva.  Niente dettagli, niente esagerazioni nel suo discorso.  Il suo racconto era pacato, per niente drammatico, cose superate ormai.  Un’altra vittima del nostro mondo completamente pazzo.  Per me una nuova amica di cui non so niente. Ne ricorderò sempre il volto  e la voce un po’ rauca.

Quando si è fermato l’autobus, le ho detto di correre all’imbarco.  Mi ha gridato un saluto caloroso e l’ho vista sparire nel tunnel d’ingresso dell’aeroporto.  Troppo tardi per chiederle il suo nome.















sabato 1 giugno 2013

internet, che passione...







In inglese si dice the Net, in italiano la Rete, nome appropriato come non mai.  In questa rete siamo caduti tutti, prigionieri per sempre.
A suo tempo, alla fine degli anni Novanta, quando scrivevo il Libraio di Amsterdam, Internet mi è stato utile.  Ci ho raccolto molte informazioni di corredo, mai quanto quelle che mettevo insieme in lunghe e felici ore alla BNF o dalla lettura dei molti libri che compravo. 
E’ finita da tempo l’avventura del Libraio e, oggi, internet con tutti i suoi social networks, è diventato per me un luogo di follia. Mi manda in crisi.

Con Facebook dove sono iscritta da anni, non riesco a cavare un ragno dal buco, semplicemente perché non ho mai avuto il tempo di acquisire la giusta expertise.  Non ricordo la password, la cambio, poi non mi riconosce più nessuno, non riesco a commentare, a rispondere, non so come nascono queste amicizie che mi vengono richieste  da persone sconosciute, non vedo le foto che mi mandano i miei figli e nipoti, i links interessanti che mi mandano gli amici.  Scoraggio tutti.   Lo stesso vale per Linkedn dove sono rimasta iscritta non so come, forse grazie a qualche amico/amica che me ne vantava i vantaggi professionali.  Anche lì, quantità di chiamate e d’inviti ai quali non posso rispondere 1) perché non so chi sono, 2) perché la password mi sfugge e se la cambio, non mi riconoscono loro.  Poi ci sono le offerte di servizi, le richieste di coordinate bancarie per vincite fasulle, e una quantità impressionante di spam in cui i messaggi legittimi e utili  annegano per sempre.

Ultimo in crono, lo spam di “referal” , nella fattispecie un gruppo di indiani (veri, che fanno anche gli indiani) di Mumbai, titolari di siti pornografici.  Appaiono con un nome altisonante e attraente sulle stats:  Topblogstories, al quale è difficile resistere. S’intromettono ripetutamente nel mio blog come lettori.  Ho avuto la curiosità di vedere chi sono.  Fortuna che non ho cliccato sul link che appariva nelle mia stats.  Gli ho cercati su Google, dove sono venute fuori pagine e pagine di proteste.  Un bloggista italiano in Tailandia è riuscita a scovarne persino la foto di gruppo.  La spiegazione che danno nei forum è che questa gente riesce a incrementare i collegamenti e le capacità di acquisire pubblicità a pagamento sui propri siti ogniqualvolta un bloggista clicca direttamente sul loro link.  Nessuno sa dire con certezza se questi indiani possono fare danni.  Cose che, neanche nella più lontana immaginazione, potevo immaginare.
Internet mi diverte e mi interessa a volte (wikipedia), le più volte mi esaspera.  Ormai mi ci sono impigliata senza scampo. Non c'è niente da fare.


venerdì 31 maggio 2013

Pronto?


Pronto?  C’è qualcuno?  Qualcuno che possa prendere decisioni in questo Paese? 

Sentivo, stamattina presto, il dibattito di diversi giornalisti a proposito della legge elettorale, della mancata sentenza in materia da parte della Corte costituzionale che si era espressa in modo informale tempo fa, senza però arrivare a conclusioni definitive.  Secondo qualcuno di questi giornalisti, la Corte costituzionale toglierà lo sbarramento e finiamo nel proporzionale. Punto e a capo.  Un altro  dice che Enrico Letta era partito in quarto sull’argomento, ma che ora ha rallentato l’andazzo e si chiede perché.  Un altro ancora dice che Renzi, a dispetto della sua dichiarata propensione per il maggioritario alla francese, sta mettendo i bastoni fra le ruote di Letta che è pure del suo stesso partito, e questo per una sua volontà di potere personale.  Poi c’è Grillo che inveisce e insulta tutti, ivi compresi i suoi prescelti di ieri, e impedisce ai suoi in parlamento di prendere parte al normale svolgimento dei lavori.

C’era molto da sperare con Letta.  E’ giovane ed è persona intelligente.  Capisce i problemi perché ci ha riflettuto sopra seriamente, non parla a vanvera ed è capace di decidere in modo equilibrato.  Ma sin da ora, sin dall’inizio del suo governo si può dire, ha avuto le mani legate.  Oggi è praticamente paralizzato.  Lo osteggiano a ogni passo .  In modo meno rissoso, più garbato, ma ugualmente micidiale.  Non succederà nulla.  Torneremo a votare a ottobre, con il porcellum o il proporzionale che sia, certamente con un’astensione ancora  più elevata. Una nuova elezione non può cambiare la brutta cultura e le brutte abitudini della nostra classe politica.  Semmai peggiorerà la qualità democratica del nostro sistema.

E  dunque, ogni decisione su qualunque materia è rimandata ancora una volta, mentre il Paese deperisce e rischia di finire nel caos.  Ci siamo vicini.