martedì 26 novembre 2013

una brutta pagina


Sì, stiamo scrivendo una bruttissima pagina della storia d’Italia, questa che chiude la vicenda di Silvio Berlusconi.  Una storia scritta a più mani, tra politici di parte, magistratura di parte, attori economici di parte, media di parte,  diritti acquisiti di parte, tutti potenziali accusati - e forse condannati - nel grande libro di storia.  Difficile dire se la storia sarà sepolta sotto le macerie, speriamo di no, speriamo che prima o poi emerga la verità, o qualcuno che la racconti, basta un uomo solo, come diceva Hannah Arendt.  Succede anche questo.  Ma intanto è il Paese che sta per essere sepolto e non se lo merita. E’ il grande perdente. 

Non mi è mai piaciuto Berlusconi.  Ma un gioco al massacro così è imperdonabile, tanto più che scrive la cultura politica dell’Italia per molti anni a venire.  Storia di risse, di vendette, d’incapacità, d’indolenza,  di irresponsabilità,  e di assoluta mancanza di rispetto verso il Paese reale. Storia che per anni ha riempito i giornali e la TV fino allo spasimo, e grazie a loro ha stabilito un precedente micidiale.  Ed è tanto più imperdonabile che nessuno, proprio nessuno, dei protagonisti in campo è ed  è stato immune dalla corruzione, dallo spirito di casta, dall’attaccamento ai privilegi e  dalla pratica del secondo fine.  Ma, siccome focalizza su di sé l’odio generale, Berlusconi sta pagando per coprire tutti gli altri i quali,  mai e poi mai, saranno chiamati a rispondere. 
Dobbiamo provare vergogna.  Ci vuole un uragano per spazzarla via.  Ma li uragani non sono mai una buona soluzione, se non di distruzione.










Gli Intoccabili

           

              

Non nel senso di paria dell’India e delle sue caste, tutta’altro. 

Intoccabili perché irremovibili, non punibili, non licenziabili.  Chi sono?  Sono gli statali italiani di ogni livello.
Questo stato di assoluta eccezionalità consente loro una protezione blindata in termini economici.
Consente la loro proliferazione senza limite in termini clientelari.
Consente loro di stare fuori da ogni regola meritocratica e quindi il  quiete vivere  in tutti i sensi:  uscieri che vagano a frotte nei corridoi delle istituzioni, ferrotranvieri, vigili urbani, addetti sanitari, ben pagati e sicuri  del loro destino, qualunque cosa facciano o non facciano. 
Numerosissimi: sarebbero in larga parte ridondanti in un sistema che funziona. 

E poi parlamentari che godono d’immensi privilegi fino alla morte, e lasciano spesso le aule semi-vuote perché hanno altro da fare, di più lucrativo o  di più divertente. Magistrati che non devono rendere conto a nessuno delle lungaggini che provocano e degli errori che commettono, e procedono tranquilli sull’autostrada dell’anzianità.  Di esempi ce ne sarebbero tanti. altri  Uno fra tanti: il capo dell’INPS che, secondo la graduatoria  dell’OCSE, è primo in lista dei più pagati funzionari pubblici del mondo, con $ 650000 l’anno.   

Tutto ciò a scapito del buon funzionamento della cosa pubblica e della tasca del contribuente, mal servito, ignorato, spesso maltrattato e comunque super-tassato.  Considerato inesistente dagli Intoccabili.

A fronte, i dipendenti del privato i quali sono  anche loro molto protetti dalla vigente e inossidabile cultura garantista, ma vivono per forza gli alti e bassi delle proprie aziende e devono dimostrare la propria efficienza in un ambiente competitivo.  Licenziabili loro,  seppure con tutte le garanzie del caso.

Non si tratta di equiparare il secondi ai primi, bensì l’esatto contrario.  Alcuni principi dovrebbero essere inderogabili per entrambi, per chiunque, senza eccezione:  l’equità, la responsabilità, la meritocrazia, l’efficienza.  Tutti parametri che possono assicurare il buon funzionamento del sistema Italia e la sua crescita.
 
E’ evidente:  chiedere alla politica di cominciare con togliere la non-licenziabilità dei dipendenti statali, è come chiederle di rinunciare al  proprio vivaio clientelare e elettorale, oltre che alle comode poltrone.  E’ chiederle di scalare l’Everest, o di fare hara-kiri.  Non lo farà.