giovedì 25 settembre 2014

I grandi Imperi






Nel Novecento sono stati spazzati via i grandi Imperi.  Per diversi motivi e diverse concomitanze.  Esempi: l’impero Austro-Ungarico per il sorgere della potenza prussiana, e dei nazionalismi est-europei.  l’Impero ottomano per l’ingordigia coloniale della Gran Bretagna, della Germania e della Francia. Questi due Imperi avevano un tessuto socio-politico pluri-secolare e molto delicato che, tutto sommato, nel corso della storia, aveva retto bene, tranne forse all’invecchiamento.  La scomparsa di entrambi è stata la premessa della prima e della seconda guerra mondiale. E, nel caso dell’Impero ottomano, una delle conseguenze più deleterie è stata, con l’incancrenirsi di decisioni sbagliate a livello internazionale e di vecchie ferite, l’insorgenza di una forma di islam radicale che sfrutta l’infelicità delle molte nazioni incompiute, sorte dalle ceneri dell’Impero turco. Una lezione che pare non essere stata capita fino in fondo.

Ultima in data, la fine per implosione dell’Impero sovietico, da tutti (anche da me) accolta con esultanza,   ha modificato profondamente la geopolitica europea.  E’ nata  così la Russia e tutto un polvere di stelle vaganti nell’Europa orientale.  Oggi, l’Occidente appoggia le stelle vaganti in nome della democrazia e, sulla questione ucraina, contesta la Russia, la quale, almeno da Pietro il Grande in poi, è diventata parte integrante della storia europea, nel bene e nel male. La Russia fa parte del tessuto europeo, dell’economia europea senza ombra di dubbio .  Non la si può marginalizzare, non la si deve spaventare accogliendo nella NATO le nazioni vicini, escludendo lei, in uno schema deterrente inutile e pericolosissimo, e neanche con sanzioni ingiuste e provocatorie che la isolano e la costringono a una politica irragionevole.  Occorre, in tutti modi, spingerla a un'attitudine saggia e compiuta verso i suoi vicini, federazione o quant’altro, aggregando, piuttosto che disgregando.

Non possiamo fare a meno della Russia.  Sarebbe un riproporre gli errori del passato, dettata da un’etica politica impotente, piuttosto che da un senso di pragmatismo utile a tutti.




Churchill vs Hitler




L’ISIS è il grande nemico oggi, come Hitler ieri.  Stessa volontà di potenza e di supremazia, stesso utilizzo di mezzi di sopraffazione e di terrore per soggiogare le popolazioni, stessa crudeltà nel fare fuori i nemici presunti, da Foley fino a Hervé Gourdel.  E, come Hitler, non si fermerà fino a che non raggiunge lo scopo o fino a che non viene fermato.

In pochi mesi, L'ISIS si è appropriato di un terzo del territorio iracheno e di un terzo di quello siriano che sta governando con il pugno di ferro e con la Shariah. Si è impossessato di campi petroliferi che sta sfruttando alla grande, ha depredato le banche dei territori occupati.  Ha tutti i soldi di cui abbisogna per armarsi fino ai denti.

E va avanti… con il sostegno di molti mussulmani e anche di molti seguaci di origine europea e (forse) mussulmana.  Va avanti anche con il consenso dei mufti dei paesi islamici, giacché nessuno di loro ha alzato la voce contro le barbarie che essa sta commettendo.  Non uno, seppure l’Islam praticato dall’ISIS è di natura prettamente politica e niente ha a che vedere con la religione islamica.  E questo silenzio delle autorità religiose mussulmane presuppone che sono d’accordo sia con i suoi mezzi sia con la sua volontà  di predominio.  L’unico gruppo che si oppone, con un blog britannico dal titolo “Not in my name”, è piccolo e sparuto e anche… molto coraggioso, avendo pubblicato le foto dei propri membri.

L’Occidente, per adesso, continua nella sua posizione di attesa.  Qualcosa sta facendo, cercando di non sporcarsi le mani, di non attirare critiche, di non scoraggiare gli alleati mussulmani.  Politica.

Ma la politica non basta.  Churchill lo ha dimostrato, guidando e vincendo il conflitto contro Hitler dal 1940, anche se portando il proprio Paese allo stremo e l’Impero britannico allo sfacelo.  Non poteva fare diversamente.  L’Occidente oggi è nella stessa situazione.  Non può fare altro che combattere l'ISIS fino in fondo.  Se ne deve convincere.

lunedì 31 marzo 2014

Europa e Europeisti



Appunti di Enzo Papi

“Fatto l’Euro si farà l’Europa” avranno pensato i fautori della Federazione pacificatrice degli
antichi e disastrosi confronti del Continente. Per questi l’Euro avrebbe dovuto rendere
inevitabile l’unità federativa ed aggregare il futuro dei popoli europei in un unico destino, in
un’unica fortuna e in un unico sentimento.

Altri, più concretamente, hanno visto nell’Euro risposte a specifiche carenze della propria
Nazione che speravano di condividere con Paesi più fortunati. Nessuno ha pensato che gli
effetti di una moneta in attesa di avere una Patria potevano essere disastrosi per l’equilibrio
dello sviluppo tra le Nazioni, rafforzando le più competitive e penalizzando le più deboli.
Eppure bastava guardare alle nostre esperienze nazionali.

L’Italia unitaria adottò subito, come ora l’Europa, una moneta unica (la Lira). La moneta unica,
impiegata da aree a ben diversa capacità competitiva, amplificò le loro differenze di sviluppo
e di ricchezza e, senza Carabinieri pronti a “pacificare” le proteste dei disillusi, subito definiti
“briganti”, l’unità del nuovo soggetto politico avrebbe corso seri rischi.

In Italia, come ora in Europa, vi era un problema di identità. “Fatta l’Italia ora bisogna
fare gli italiani” diceva preoccupato Cavour, che ben sapeva la fragilità del sentimento
nazionale che, conserva ancora, dopo 150 anni, momenti di qualche incertezza. Però l’Italia
era politicamente unita. C’era il Re, un Governo e c’erano i Carabinieri, che, all’occasione,
potevano ricordare che non si poteva tornare indietro. Gli scontenti dell’unità (e della Lira),
che non si davano ragione di essere andati a star peggio, potevano sempre cercar fortuna
all’estero. E non furono pochi i “terroni” che si diressero nelle Americhe, in Europa e, più
recentemente, verso le metropoli del Nord Italia.

Purtroppo non è difficile prevedere che, anche oggi, l’idealismo di convinti profeti europei e la
furbizia dei pragmatici governanti nazionali, possa portare a esiti ben diversi dall’atteso.
L’Euro sta scavando, ogni giorno di più, il solco tra Nazioni ricche e povere dell’Europa. Un
solco che oramai non si limita al presente, ma deprime le speranze del Sud mediterraneo nella
certezza di un declino inevitabile.
Ripercorrendo l’esperienza italiana resta ora da vedere se i popoli dell’Europa mediterranea
sceglieranno la già sperimentata soluzione dell’emigrazione o quella della contestazione di
questo semplicistico disegno europeo e basterà votare per qualcuno che assomigli a Marine
Le Pen per avviarlo verso un caos ben problematico.

D’altra parte è certo che la geopolitica contemporanea assegna solo all’Europa un ruolo e non
alle sue vecchie nazioni. Proprio per questo la questione della sua unità non può essere risolta
da vincoli monetarie, a una burocrazia incompetente e confusa o a furbizie elettorali di questo
o quel partito. I costi di un fallimento saranno ben superiori a quelli di una finalizzazione
e tutti se ne devono far carico. E tutti vuol dire anche quelli che dall’Euro hanno avuto
innegabili benefici.

lunedì 10 marzo 2014

Renzi, attento!

T come Tasse, non certo come Tagli
Allucinante, quanto si parla di tasse e mai di tagli alla spesa pubblica.  Si tengono davvero tutti per mano in parlamento, per produrre questo fiume di nuove gabelle a carico del cittadino, sotto forma di “Salva Roma”, di “Mille  Proroghe” – già il nome è pieno di significato.  L’inventiva in questo campo è oltre ogni aspettativa.  Passeranno alla storia come gabellotti – ben pasciuti e del tutto indifferenti alla sorte del popolino.  Dice Letta che ci sarà il panettone anche nel Natale del 2014.  Forse.  Sicuro che ci sarà tanto veleno di qui a lì.  Sicuro che avremo ancora sul groppone questa classe politica parassitaria, con l’immenso codazzo della sua clientela.  E’ come il virus dell’influenza, capace di mutare quanto basta per sopravvivere senza uccidere le vittime designate., o almeno lo credono.   Ma forse è troppo tardi .  Le vittime sono già allo stremo.  Finisce che morend,  ammazzeranno anche il virus.  Ma era proprio impossibile evitare questo?

L’avevo scritto a dicembre, questo pezzo, non so se l’ho postato. 

Questo segue con il titolo

 Renzi attento!
Monti è passato, Letta anche e non vedrà il panettone. Se non stai attento, non lo vedrai neanche tu.  Noi, men che meno. 

La verità è una:  o si taglia la spesa pubblica per ristabilire i conti, o si esce dall’Euro per tornare all’antico e collaudato sistema della svalutazione per far ripartire il Paese.  Con una tassazione sempre più selvaggia, si accontenta la UE, ma il Paese muore. 

Dicono che quei poveretti che lavorano nel pubblico – e che, a differenza dei dipendenti privati , non possono essere licenziati – tengono famiglia.   E gli altri, tutti quelli che non fanno parte del pubblico?  Aumentano il PIL anche loro, ma con il proprio lavoro. Producono ricchezza vera, non servizi inesistenti.  Nessun autista degli autobus romani, nessun bidello (nel mio paesino, ce ne sono sei nella scuola elementare, sessant’anni fa ce n’era uno solo nella stessa scuola, assai più popolata), nessun portantino, nessun usciere del parlamento o dei ministeri,  nessun vigile urbano e – andiamo avanti – nessun PM, nessuno dei tanti consulenti statali/regionali/municipali dalla paga d’oro  accetterebbe il lavoro - troppo faticoso - che fanno gli artigiani, o i dipendenti dell’industria e dell’agricoltura o i commercianti, o i pescatori, o i ristoratori ….  Tengono famiglia anche questi e rischiano oggi la disoccupazione,  giacché la tendenza in questo Paese è di tagliare la testa all’idra imprenditoriale.  L’obbiettivo sembra davvero la distruzione  dell’attività produttiva con una tassazione sempre più  di vorace; con leggi sul lavoro incomprensibili giacché restringono la disponibilità di posti; con una burocrazia asfissiante a dire poco, la quale risponde a dei reg/ddl/norme, legge n…. confusi, insensati, velleitari, che piovono dalla UE, dallo Stato nazionale, dalle Regioni, dai Comuni e via dicendo, sempre più  rigidi a ogni gradino.  Con relative sanzioni per chi trasgredisce, disubbidisce o non riesce a pagare. 

Negozi, ristoranti, aziende agricole e artigiane chiudono ogni giorno, le industrie scappano, i giovani pure. Chi resta  non spende, non compra, non consuma neanche beni essenziale.  Il cerchio si chiude. 

Ci stanno riuscendo:  fra poco l’Italia sarà un grande prato verde, magarì con le margherite, dove potremo, in mancanza d’altro, pascolare insieme alle mucche e alle pecore. 
Renzi, mi senti?  Non è più tempo di ruzzare e neanche di proclami.  E’ tempo di fare, fare, fare,  punto.



  



mercoledì 26 febbraio 2014

L'Intruso

L’Intruso

Che cos’è che dà fastidio di Renzi?  Principalmente il suo stile.  Mani in tasca, tablet, telefonino, apple sul banco del governo, e giornali stranieri  (le Monde: “fico” lo chiama Il Foglio Qu0tidiano) e meno male che qualcuno li legge in Italia, non tanti; il vestiario, per quanto migliorato, ancora un po’ provinciale rispetto alle mille righe dei deputati e senatori e alle scarpe loro lucidate a specchio dallo storico lucida- scarpe dei parlamentari.  Questione di estetica, insomma, di forma piuttosto che di sostanza, che dà fastidio agli esperti del Palazzo.  Ma l’estetica non è una questione minore, è la scusa per delegittimare Renzi sul programma, non ancora veramente limato fino allo spasimo dopo una settimana.
 
Renzi non sa come valutare il cuneo fiscale, il fiscal compact, il patto di stabilità dei comuni e quant’altro.  Ma vi ricordate quando , ai primi tempi del famoso “spread”, i giornalisti interrogavano i parlamentari all’uscita di Montecitorio?  Le loro risposte erano roba da barzelletta. E penso che ancora oggi, molti parlamentari non hanno risposte sulle suddette questioni.  Sono troppe presi dai giochi di alleanze, d’interessi immediati loro e s’informano solo dai quotidiani amici, non studiano nulla, non c’è interesse.


Diamo tempo a tempo anche a Renzi, come lo si è fatto con l’ineccepibile Monti (e poi si è visto , soprattutto con la storia dei nostri marò), suddito delle volontà dell’UE e di Enrico Letta, anche lui inconfondibile nello stile, molto meno nell’efficacia.  Renzi promette molto (e sbaglia) , dovrebbe stare zitto e fare, fare, fare, ha ragione Travaglio.  La sua gioventù (ha poco più di mio figlio) gli ha fatto fare già qualche errore (il cambio del ministro degli esteri) e gli errori non sono finiti, ma ha un’arma in più:  la voglia di fare, la necessaria temerarietà addirittura, per cambiare la legge elettorale e costituzionale, per fermare la prepotenza della magistratura che ormai governa il Paese, per ristabilire l’equità del lavoro, sia per i dipendenti che per le aziende, per tagliare una buona volta le spese spaventose di uno Stato patrigno  .  Renzi ha l’età per imparare velocemente la sostanza, a dispetto della mancanza di stile.  Per gli altri, inattaccabili sulle questioni di stile e dalla capacità di manovra immensa, è troppo tardi.  Preferisco Renzi, decisamente.

giovedì 13 febbraio 2014

Leopolda addio

Addio Leopolda
Dispiace:  Renzi doveva essere il ragazzaccio ribelle che rappresentava le ribellioni del popolo Italia.  Il suo documento della Leopoldo raccoglieva molte istanze della gente, dall’UE, alla scuola, al lavoro dei giovani, al rilancio dell’economia. Tutto dimenticato?  Per uno scatto di ambizione e di vanità del ribelle di ieri?
Renzi sta per mettere in piedi un governo extra-parlamentare giacché Letta non è stato sfiduciato, se non dal nuovo PD.  Ma questo è il meno.  Quel che conta è un’altra cosa:  Renzi parla di palude, ma non conosce la palude del mondo politico-giudiziario-economico dell’Italia, dove tutto si svolge in modo opaco, sotterraneo, inseguendo i secondi fini degli uni e degli altri, degli uni contro gli altri, con solidarietà trasversali incomprensibili ai più, e molto dolose.  Da molti anni.  Persino De Gasperi ne è stato vittima.

Nella sua mentalità di bravo ribelle ravveduto, Renzi pensa di sconfiggere tutto questo con la forza delle sue braccia e delle sue buone intenzioni.  Ma ha davanti tutta una cultura, consolidata da molti anni,  che ci ha portati dove siamo.  Lo affonderanno, non perché è stupido, ma perché è ingenuo.  Basterà che poggi i piedi in terra per incontrare le sabbie mobili che ci sono sempre state, da che ricordo. 

Caro Renzi, non basta la determinazione che tu hai,  non basta l'avvedutezza un po' cinica di un Macchiavelli che tu non hai, non bastano le armi politiche pure affilate di un Guicciardini che pure lui è stato vinto  da quelli che il potere lo conoscono davvero e lo sanno praticare.perché lo hanno sempre praticato.


Firenze è un villaggio rispetto all’Italia dei ras della politica, della magistratura, delle caste e delle mafie di tutti i colori.  Li potevi vincere se stavi fuori e  perseguivi con determinazione il programma della Leopolda, mettendo lo scompiglio nei ranghi serrati di chi occupa il nostro spazio vitale.  Avresti cominciato a cambiare la cultura, e ci avresti fatto un favore.  Così non succederà niente.  Ci rivediamo fra un anno e ne riparliamo. 

domenica 26 gennaio 2014

Non sputare nel piatto che hai davanti



Caro Berlusconi, non sputare nel piatto che hai davanti.  Hai rifatto Forza Italia, è vero, ma resta una cosa virtuale finché non ci sarà la conferma delle urne.  Renzi ti ha dato l’insperata opportunità di tornare in gioco, nel tempo che ti resta prima della decisione dei magistrati, qualunque sia, domiciliari o servizio sociale. 

Sempre all’attacco va bene, ma non contro chi ti ha dato una mano e non certo con argomenti discutibili.  Può darsi che le riforme in ballo, tu le abbia  proposte per primo, ma non le hai realizzate in vent’anni – per tutte le ragioni che conosciamo tutti – ma la rava e la fava della storia è che non le hai realizzate.  Renzi, a poco più di un mese dalla sua vittoria, ha già ottenuto risultati inaspettati.  Dovresti aiutarlo,  e i tuoi scatti di vanità non lo aiutano, anzi fanno comodo a chi in parlamento e nei partiti sta agitando le acque per fare affondare questo giovane intruso pieno di idee vincenti.  Non giocare con il fuoco, non si tratta di Silvio Berlusconi, si tratta del Paese Italia.

giovedì 23 gennaio 2014

forza Renzi

Forza Renzi

Lo sapevi che era una strada in salita.  Stai andato bene contro i soliti vecchietti del tuo partito, d’Alema in testa, poi il mini partito di Alfano che è perdente per definizione e l’arruffato partito 5Stelle - Dio ce ne guardi. Pensano prima di tutto alla propria sopravvivenza,  non al paese Italia. Sei un ribelle, uno diverso che dà nuova speranza a noi tutti, anche a me che non voto più da 15 anni, per disperazione. Non ti scoraggiare per le minute e puntuali mosse corporative di chi ti sta contro.  Hanno tutto da perdere da un tuo successo, come noi – l’Italia che soffre e ragiona in questo momento – abbiamo tutto da guadagnare.  Non ci deludere.  Sarebbe definitivo