Giorni frenetici di lavoro, viaggi, incontri. Meno male che ci sono stati due film abbastanza eccezionali a trasformare serate che, normalmente, si chiudono alle nove con un "io vado su a leggere", perché non c'è niente da vedere.
Il primo, chissà perché molto criticato ovunque dagli esperti del cinema, è "The Concert" di Mihaileanu. Un ex-direttore d'orchestra, una vera star del Bolshoi, cacciato trent’anni prima per aver fatto suonare degli ebrei, è decaduto al rango di semplice inserviente nel grande teatro. Viene a sapere di un concerto che deve tenersi al Chatelet di Parigi. Convinto dell'incapacità dell'orchestra ufficiale, compie un atto di pirateria appropriandosi del fax d'invito e dell'occasione. Raduna i suoi ex musicisti ebrei, tutti più o meno sbandati, fornisce loro documenti di espatrio fasulli e in qualche modo riesce a farli giungere a Parigi, dove ha convinto il teatro del Chatelet che sono loro la vera orchestra del Bolshoi. Non racconto il resto, per non guastare la festa a chi non lo ha ancora visto. Una trama implausibile, zeppa di gag e di personaggi scatenati, un senso di vitalità debordante, grazie anche al grandioso Concerto n.35 di Tchaikovsky: Mihaleanu riesce a farci passare due ore di puro piacere e anche di emozione. Che altro si può chiedere a un fim?
L'altro film è "Einstein and Eddington" di Philip Martin. Di un genere tutto diverso. Appassionante racconto di come la teoria della relatività ha trovato la sua dimostrazione grazie a uno scienziato inglese, Eddington, durante la prima guerra mondiale. Il rapporto tra due uomini molto diversi, intralciati da un conflitto che li obbliga a essere nemici, seppure accomunati dalla scienza e dalla intima opposizione alla guerra, è descritto con sobrietà e risulta per questo avvincente. La dimostrazione fa passare un brivido nella schiena. Gli asini come me che non hanno mai capito la teoria della relatività qui possono cominciare a capire.
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