Il nuovo Presidente del Consiglio ci ha regalato una ventata di aria fresca. Ammiro in lui la coerenza, la serietà e, vivaddio, i modi pacati, qualità poco italiane che ridanno all’Italia un po’ di autorevolezza. Di sicuro è uomo di esperienza e capacità come non se ne vedeva più al governo da tempo.
E proprio per questo, mi ha sorpreso che abbia scelto il capo di una grande banca come ministro delle Infrastrutture e dello Sviluppo. Avrà avuto eccellenti ragioni per farlo, ma non può ignorare che la stragrande maggioranza, in Italia e nel mondo, considera le banche, a partire da quelle americane, come il primo responsabile della crisi mondiale. Né può ignorare che la sua libertà d’azione, in qualità di presidente del consiglio, è fortemente limitata da quella voliera di galline impazzite che è il Parlamento italiano. Dalle sue paure, innanzitutto, dalle sue bizze, dall’abitudine ormai inveterata di giocare sporco contro gli avversari. Purtroppo il presidente del consiglio deve interagire con il Parlamento. Ne dipende, e non dispone, forse non disporrà mai, della scaltrezza mediatica dei politici. Non bastano, purtroppo, né la stima del Presidente Napolitano, né le oggettive capacità che gli sono proprie. Per fare, deve convincere, e la scelta di un banchiere a ministro è stata, in questo senso, imprudente. Una pietra d’inciampo che poteva evitare. Tutti buoni, adesso, ma l'aspettano al varco.
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