Se non funzionano le leggi dello Stato, o si cambiano oppure si usano mezzi eccezionali, non c’è scampo. Se ieri sera, domenica 14 febbraio, avete visto “Presa Diretta”, il programma di Riccardo Iacona sulle scuole italiane, ve ne sarete resi conto: in tutta Italia, scuole pericolanti, sovraffollate (con necessità di reperire aule esterne o di usare quelle interne a rotazione o ancora di dividere aule esistenti in due, creando ambienti insalubri e fuori norma), spesso prive delle certificazioni per l’agibilità e l’abitabilità, eppure utilizzate perché altrimenti i ragazzi restano a casa. Un dramma e una vergogna, trattandosi dei ragazzi di questo Paese, l’unico patrimonio che ci resta da investire in futuro. Roba da piangere.
Ora, per cambiare le leggi, bisogna cambiare gli uomini che le fanno, o quanto meno il loro taglio mentale: le leggi italiane sono così restrittive, rigide e farraginose da togliere loro qualsivoglia efficacia. Questo per un puritanesimo fuori luogo, per un ben pensare e un estetismo giuridico del tutto formale, repressivo e inadeguato alla mole gigantesca dei problemi. Tanti, tantissimi regolamenti e leggi e, a fronte, una mancanza di volontà politica, di capacità amministrava di metterli in atto. “Sanzioni”, sì, ma come applicarle a chi si dimostra manchevole pure avendone l’autorità e i mezzi (governo, legislatore, magistrati, sindacati)? Nessuno risponde di niente a nessuno, ormai. Così, anno dopo anno, il Paese continua a degradarsi, a franare su se stesso e non solo figurativamente, scivolando verso una totale paralisi. I soldi italiani e comunitari vengono sperperati a danno della comunità che subisce, priva com’è di qualsiasi strumento di autodifesa e di controllo su chi gestisce il Paese. Quanto tempo può durare ancora?
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