La straordinaria avventura di Strum
Torniamo a “Vita e destino”. E’ un libro fatto di tanti romanzi nel romanzo. Storie umane ambigue, difficili come i tempi in cui si svolgono. Ne prendo una a prestito.
Strum è ebreo nel tempo in cui gli ebrei vengono perseguitati dal nazismo ma si sentono ancora sicuri in Unione Sovietica. E’ anche un ingegnere nucleare di razza. Insieme a tutti i laboratori scientifici di Mosca, ha dovuto sfollare a Kazan durante la minacciosa offensiva dei tedeschi. Ed è proprio durante questi anni di lontananza e anche di libertà, che frequenta un gruppo di amici con i quali commenta in termini non propriamente ortodossi l’andamento della guerra, la politica stalinista, la camicia di forza della vita in Unione Sovietica. Fra i suoi amici: Madiarov e Karimov, sul conto dei quali rimbalzano accuse a mezza voce. Sono pericolosi, si dice. L’uno e/o l’altro potrebbero essere spie del regime. Strum si allontana dal tinello-salotto del collega Sokolov e della sua dolcissima moglie Maria Ivanovna. Strum non sa cosa credere, è inquieto per aver parlato con tanta leggerezza con siffatti amici. Si concentra allora sull’allestimento delle attrezzature del laboratorio e riflette sul lavoro che non lo soddisfa. In un momento di quasi assenza mentale, ha una sorta di visione interiore, intuisce una brillante soluzione teorica che risolverebbe molti problemi di ordine pratico. D’un tratto, ha l’impressione di essere stato come illuminato. Ritrova la fiducia in se stesso. Sa di avere ragione e si mette furiosamente a perfezionare la nuova teoria.
Fine dell’offensiva tedesca. Il laboratorio può tornare a Mosca. Gli esiliati sono felici di ritrovare la grande città, Strum come gli altri. Però, una volta arrivato, egli intuisce che sarà tutto più difficile. L’Accademia scientifica è diretta da solidi fautori della scienza leninista che si vuole pratica piuttosto che teorica, volta soprattutto a sostenere lo sforzo bellico. Strum, lì per lì, continua le sue ricerche senza badare ad altro. La sua teoria sembra riscuotere unanime plauso ma raccoglie anche molti sospetti tra i colleghi. E’ candidato al Premio Stalin, ma il capo del Consiglio scientifico gli rema contro, e si porta dietro un folto seguito d’invidiosi. Strum soffre piccole umiliazioni per mano dei colleghi, qualche amico gli riferisce dicerie maligne sul suo conto ed egli scopre in questi atteggiamenti anche una sottile avversione nei confronti degli ebrei. I suoi collaboratori più stretti e più bravi di Kazan non vengono richiamati al laboratorio e sono entrambi ebrei. Strum interviene in loro favore, senza esito. Capisce che toccherà anche a lui quando riceve dal Personale un questionario da riempire.
“Un magistrale questionario, il questionario dei questionari” che vuole risposte precise persino sugli antenati, sui loro viaggi all’estero prima della rivoluzione. Domande?
La quinta dell’elenco: Nazionalità? Strum di getto scrive “ebreo”, senza rendersi conto del grave errore che sta commettendo. “Non poteva sapere che, di anno in anno, si sarebbero scatenate oscure passioni intorno a questo quinto quesito…” La sesta: origine sociale? Di tutta la parentela, nessuno escluso, prima della rivoluzione. Strum risponde “piccola borghesia”, imperdonabile peccato in un Paese dove La Grande Rivoluzione è stata dei poveri. “ Stalin ha detto ‘il figlio non ha da rispondere del suo padre,’ ma anche detto ‘ la mela non cade lontano dall’albero’.” Figli di aristocratici, commercianti, imprenditori, così nascono, così muoiono, senza appello.
Ventinovesima domanda: siete stati, voi o qualcuno dei vostri, oggetto di inchieste giudiziarie o di condanne? Strum ricorda una sfilza di nomi tra i suoi parenti, e delle circostanze precise, e tuttavia oscure delle loro condanne. Lei è stata arrestata per non aver denunciato il marito, otto anni nel campo. Quell’altro aveva forse qualche legame con l’opposizione trozkista e per questo motivo… Chi di questi tempi non conosce qualcuno in una situazione del genere?
Trentesima domanda: avete qualche parente all’estero (dove, da quanto tempo, motivo della sua partenza, rapporti con lui?). Ma dalla Russia zarista emigravano in tanti. Lenin non è emigrato pure lui? si arrovella Strum. Però aver parenti a New York o a Buenos Aires? Essendo ebreo…
Metodo statistico che rende agevole allo Stato distinguere tra nemici e amici, lo stesso metodo probabilistico usato dai nazisti per “distruggere popoli interi.”
“Un sentimento disperante di colpa, d’impurità, s’impadronì di Strum. E d’un tratto insorse, pensando che non era di quelli che si sottomettono e si rassegnano… Non avrebbe mai rinnegato tutti quei disgraziati, morti pur essendo innocenti.”
Non si sottomette. Si presenta al capo del Consiglio scientifico deciso a difendere le proprie posizioni o ad andarsene. E come previsto, lo lasciano andare. Sokolov, l’amico di un tempo, prende le distanze, riparandosi dietro scuse assurde: “non si può combattere la demagogia”. I colleghi lo condannano per aver stravolto il pensiero leninista sulla materia, scimmiottando gli scienziati occidentali interessati alla sola teoria. E’ invitato a presentarsi al Consiglio scientifico a fare abiura e a rientrare nei ranghi. Non accetta, destando grande scandalo. Si chiude il cerchio dell’ostracismo intorno a lui.
Comincia l’esilio da tutto ciò che ama. Egli teme che alla disgrazia si aggiunga l’arresto a causa dei rapporti intrattenuti a Kazan con dubbi personaggi. Più nessuno suona il suo campanello e di questo è felice perché ha paura che facciano irruzione i funzionari della Lubyanka. Chiuso in casa, per settimane non riceve più una sola telefonata. Finché un giorno, l’apparecchio squilla.
“Buongiorno Compagno Strum”
Strum fa segno a sua moglie di sedersi.
“Buongiorno Joseph Vissarionovitch. “
In un paio di minuti Stalin gli fa capire che è interessato alle sue ricerche , gli chiede se la guerra gli fa mancare le attrezzature necessarie e lo saluta augurandoli successo nel suo lavoro.
La fine della guerra si avvicina, ma una nuova schiera di nemici si sta allineando contro lo Stato sovietico. E’ l’inizio dell’era nucleare. E Strum, con le sue inutili teorie, è diventato indispensabile. Comincia per lui un momento di gloria. Macchina di lusso, tesseramento alimentare di lusso, stipendio e abiti di lusso. Amici ritrovati che gli si affollano intorno. Donne che ricercano sua moglie nelle code per la spesa, invece di evitarla come facevano prima. Ci vuole poco perché Strum dimentichi i tempi difficili e si adagi. Si convince che è giusto, dato il valore del suo lavoro. Si lascia cullare dalla potenza dello Stato, non critica più, non vede più i difetti, diventa un patriota a tutto tondo e s’illude di esserlo sempre stato.
Un giorno, il Presidente dell’Accademia lo invita nel suo ufficio insieme ad altri due colleghi, lo circonda di affetto e poi gli fa vedere una lettera, chiedendogli di firmarla. Un’odiosa campagna di stampa è stata lanciata da “sfere vicine al governo inglese” contro l’Unione sovietica, accusata di avere fucilato intellettuali dissidenti. Nei giornali di Londra si citano cifre spaventose e si riporta anche la notizia della sentenza di morte comminata a due noti medici incriminati per l’assassinio di Gorki . Gli scienziati britannici hanno organizzato un comitato a sostegno dei due medici in pericolo di vita. Queste notizie sono rimbalzate fin sul New York Times, provocando l’indignazione dell’intellighenzia sovietica. Calunnie gravi che mirano a “suscitare un atteggiamento ostile contro il nostro Stato”.
La lettera è la giusta smentita del mondo accademico sovietico e Strum è invitato ad aderire all’iniziativa. Chiede tempo per “riflettere su questi fatti gravissimi.” Non c’è tempo. Chiede qualche correzione, lo accontentano, non c'è scampo. Quei due medici, li conosce di persona, sono professionisti tranquilli e rispettabili. Come si fa ad accusarli di un tale criminine? E, tuttavia, hanno confessato durante l’istruttoria, durante il processo… Legge la lettera, Strum: “difendendo questi degenerati… portate acqua al mulino del fascismo.” E ancora “il sangue versato dai nostri figli a Stalingrado ha segnato una svolta nella guerra contro Hitler e voi, senza volerlo, prendete la difesa di questi valletti della quinta colonna.” E ancora “Da noi, come da nessun’altra parte, gli uomini di scienza sono circondati dall’affetto del popolo e dalle cure dello Stato”.
Giusto. E per di più, dice uno dei presenti “ ho sentito dire che Joseph Vissarianovich è al corrente di questa lettera e l’approva.” La firma di Strum è indispensabile… E Strum tira fuori la penna e firma.
Impazzisce. Chi altro, fra i suoi amici più cari e più rispettati, ha firmato? Non riesce a saperlo. Nel giorno stesso in cui ha tradito la sua coscienza, i suoi collaboratori gli mostrano particolare affetto e rispetto. Non sanno niente. La donna che ama gli telefona. E’ la moglie di Sokolov e gli dice: “Sono sicuro che lui ha potuto resistere grazie alla tua forza. E’ andato tutto bene.”
“Ebbe voglia di correre per le strade, gridando per la vergogna.” Passa una notte bianca, al termine della quale decide che non è troppo tardi. “…bisognava lottare per aver il diritto di essere un uomo, di essere buono e puro … E se sopravviene il momento fatale, l’uomo non deve temere la morte, non deve aver paura se vuole restare un uomo.”
Strum conclude, non del tutto convinto: “Bene, vedremo. Forse avrò la forza…”
Forse.
N.B. Le citazione tratte dal libro sono virgolettate.
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