Lungi da tutti, è vero, il garantismo dell’era Berlusconi, contaminato dagli interessi specifici di costui. Però stamane, ascoltando quell’ex-procuratore (di cui non ricordo il nome perché lo devo aver rimosso) forte era l’impressione che stesse tirando ancora una volta aria d’inquisizione la quale, da sempre, è madre della calunnia, della delazione e, ai tempi nostri, delle intercettazioni a tappeto e della gogna mediatica. Tutte cose che colpiscono un po’ di colpevoli e molti innocenti, segno che la presunzione d’innocenza è diventata un optional. Encomiabile solo perché in nome dell’etica fiscale? Ho qualche dubbio.
Ai tempi di George Bush e delle misure da lui decise in seguito a 9/11 nell’ambito della Homeland Security, le libertà individuali e le libertà costituzionali subirono forti, forse durature lesioni in nome dell’impellente lotta la terrorismo. Il sentimento diffuso, in America e altrove, era che fosse gravemente danneggiato il supremo principio di legalità e che stesse scomparendo la pregevole cultura del habeas corpus che, nel bene e nel male, aveva governato il Paese fino ad allora. Abu Ghraib, Guantanamo, e altre brutturie ne erano la prova palese. Difficili da dimenticare e anche da cancellare. Certe ferite non risarciscono mai.
Le proporzioni tra i due fenomeni sopra descritti non sono le stesse, ovviamente, ma i meccanismi sono gli stessi, le conseguenze pure. Forse ce ne accorgiamo meno degli americani, perché non vi è mai stata un’abitudine al liberalismo nella cultura italiana. Più comodo, più conveniente, più facile da seguire, il sanfedismo, religioso, tribale, ideologico del proprio tempo. Alle brutte abitudini di sempre se ne stanno aggiungendo di nuove, ancora più insidiose, perché ammantate da una nuova etica ancora più politicamente corretta e quindi ancora più pericolosa perché ottenebra e finisce di violentare la capacità critica individuale. Annullandola.
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