L’ISIS è il grande nemico oggi, come Hitler ieri. Stessa volontà di potenza e di
supremazia, stesso utilizzo di mezzi di sopraffazione e di terrore per
soggiogare le popolazioni, stessa crudeltà nel fare fuori i nemici presunti, da
Foley fino a Hervé Gourdel. E,
come Hitler, non si fermerà fino a che non raggiunge lo scopo o fino a che non
viene fermato.
In pochi mesi, L'ISIS si è appropriato di un terzo del territorio
iracheno e di un terzo di quello siriano che sta governando con il pugno di
ferro e con la Shariah. Si è impossessato di campi petroliferi che sta
sfruttando alla grande, ha depredato le banche dei territori occupati. Ha tutti i soldi di cui abbisogna per
armarsi fino ai denti.
E va avanti… con il sostegno di molti mussulmani e anche di
molti seguaci di origine europea e (forse) mussulmana. Va avanti anche con il consenso dei
mufti dei paesi islamici, giacché nessuno di loro ha alzato la voce contro le
barbarie che essa sta commettendo.
Non uno, seppure l’Islam praticato dall’ISIS è di natura prettamente
politica e niente ha a che vedere con la religione islamica. E questo silenzio delle autorità
religiose mussulmane presuppone che sono d’accordo sia con i suoi mezzi sia con
la sua volontà di predominio.
L’unico gruppo che si oppone, con un blog britannico dal titolo “Not in
my name”, è piccolo e sparuto e anche… molto coraggioso, avendo pubblicato le
foto dei propri membri.
L’Occidente, per adesso, continua nella sua posizione di attesa. Qualcosa sta facendo, cercando di non
sporcarsi le mani, di non attirare critiche, di non scoraggiare gli alleati
mussulmani. Politica.
Ma la politica non basta. Churchill lo ha dimostrato, guidando e vincendo il conflitto
contro Hitler dal 1940, anche se portando il proprio Paese allo stremo e
l’Impero britannico allo sfacelo.
Non poteva fare diversamente.
L’Occidente oggi è nella stessa situazione. Non può fare altro che combattere l'ISIS fino in fondo. Se ne deve convincere.
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