giovedì 6 dicembre 2012

Torna Berlusconi

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Berlusconi non è abituato a tenere conto dell’immagine che proietta.  Se lo facesse, forse si accorgerebbe del giudizio che si merita oggi, a parte le Ruby del caso, aspetto decisamente minore rispetto ai problemi più gravi.  E’ uno che si è rimesso in gioco per via del decreto contro l’impossibilità di eleggere un condannato, decreto il cui successo è molto ipotetico per adesso, seppure potenzialmente minaccioso.  E’ uno che pensa di giocare sull’incapacità del governo tecnico di Monti, arroccato com’è su cifre e grafici, di toccare la realtà terra a terra di questo paese.  Berlusconi si giova anche dell’incapacità dei sindacati di capire che senza l’impresa non esiste lavoro - muore l’impresa, muore anche il lavoro, questo appare ovvio oggi. Non ha tutti torti, lui che sembrava aver realizzato molte cose.  Ma tutto ciò che ha fatto, l’ha fatto in modo plateale e mediatico, piuttosto che con realismo, offuscando, ignorando nella confusione, i problemi reali e la necessità impellente di risolverli.  I risultati sono stati scarsi, per non dire virtuali.  Non ha in alcun modo lottato contro il corporativismo che è il male reale di questo Paese e tantomeno contro  il cinismo della politica e degli affari, teso unicamente al secondo fine di ciascuno, mai al servizio del Paese.  Tutto questo, Berlusconi non lo vede neanche, forse non ne ha mai avuto coscienza, preso com’era a difendere i propri interessi, come tutti.  Questione di cultura (che non c’è), nient’altro. Non capisce quindi quanto ha contribuito alla devastazione di questo Paese.  E  senza battere ciglio, si ri-propone agli elettori come se non fosse successo nulla.
Stasera, siamo confrontati all’ipotesi di una crisi di governo e molto di più, a un baratro sotto i nostri piedi:  Berlusconi da una parte,  ahimé, che senza pensarci due volte, fa precipitare la situazione;  dall’altra Bersani e la sua armata Brancaleone di cui conosciamo le prodezze.  E una classe politica neanche lontanamente in grado di affrontare i problemi istituzionali, economici e sociali del Paese,  troppo vecchia, troppo impreparata,  troppo vanitosa e ingorda- una palude vera e propria in cui Berlusconi ha sguazzato felicemente per anni e spera di sguazzare ancora. 
Povero Alfano.  Si trova nella situazione poco invidiabile di difendere – molto lealmente e a torto – un capo improbabile.

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