Lo dimostra la Storia. Gli uomini non hanno mai perso l’occasione di farsi la guerra. Non ci sono quasi mai state guerre
giustificabili, giacché il potere, o la dominazione di qualcuno su qualche
altro non è una giustificazione, per ciò che la guerra comporta. Non ci sono mai state neanche guerre
inevitabili, tranne quella contro Hitler.
Ci sono solo guerre cruente che fanno vittime innocenti. Oggi in Siria, peggio ancora, giacché è
fratricida, un’orgia di distruzione sul proprio Paese da una parte e
dall’altra, senza un esito prevedibile, se non altra distruzione e altri morti
che diventano nuovi pretesti. Oggi
in Palestina. Dove nessuno,
proprio nessuno, ha ragione, né i Gazawiti né gli Israeliani. Stanno da una parte e l’altra su
posizioni irreducibili, e di lì non si va da nessuna parte. Si può continuare all’infinito a
mandare missili e bombe sul capo dei nemici, finché non vincerà qualcuno, e
perderà qualcuno, e comunque finché da entrambi i lati si ritroveranno seduti
su un mucchio di macerie. Forse
allora si chiederanno se ne valeva la pena. O più probabilmente, no. Riprenderanno fiato per un po’ e ripartiranno come prima. Uno scenario già stra-conosciuto..
Un MP, di origine israelita del parlamento britannico ha
fatto un’appassionata arringa su “Israele che si comporta come i nazisti e, sin
dalla nascita pratica il terrorismo.”
Non ho capito la sua rabbia e il suo stupore e le sue parole mi sono
sembrate frutto di una elucubrazione passionale, poco ragionevole. Condivido la
sua pena per i tanti morti palestinesi di questi giorni. Ma c’è da fare una messa a
punto: hanno cominciato loro a
mandare i missili iraniani in capo a Israele alla quale si rimprovera, in
sostanza, meno morti. Ma se in missili avessero colto nel
segno, i morti israeliani sarebbero stati molto di più e, a quanto capisco,
nessuno li avrebbe deprecati.
Israele avrebbe dunque la colpa di avere risposto con efficacia! Roba da matti.
Poi c’è da dire che dopo più di sessant’anni dalla
nascita, Israele è ormai una
nazione come le altre, il suo popolo come tutti gli altri. La vera domanda è: perché dovrebbe essere migliore? Aveva forse il dovere di imparare la mansuetudine più di altri
popoli dopo la Shoah, proprio dopo quella? La natura umana è sempre uguale a se
stessa, anche per gli ebrei. Perché
dovrebbero gli israeliani essere
meno stupidi, e i loro politici meno vanitosi, meno ambiziosi, più lungimiranti di quelli della Siria,
del Congo, del Mali? Qualcuno di
loro: Rabin che è stato assassinato,
Ariel Sharon, il massacratore di Sabra e Chatilah, che all’avvicinarsi della morte ha
fatto il suo bilancio personale, e non solo, rendendo Gaza ai palestinesi. Mosche bianche, e non solo in Isaele. Ce ne sono poche nella storia
dell’umanità. Ma dire che Israele
= al nazismo, mi sembra un po’ grossa.
Dal 1948 non ha fatto altro che difendere il proprio Paese, regalatole dalla cattiva coscienza universale, e lo ha difeso
con tutti mezzi disponibili e con un certo doloroso successo. Non doveva farlo? Dipende sempre dai
punti di vista: chi sono i
“freedom fighters”, chi invece i “terroristi”? Ma forse, agli occhi dei tanti, non aveva diritto di
difendersi, essendo di radice ebraica, e di fare errori come tutti (le colonie
sulla West Bank). Forse, fino alla fine del mondo,
prevarrà questo pregiudizio per cui gli ebrei sono diversi e non hanno il
diritto di essere come tutti,
stupidi, violenti, prevaricatori.
Meglio per tutti sarebbe che non lo fossero loro e neanche
gli altri, meglio per tutti se si mettessero intorno a un tavolo a ragionare e
a dirimere le differenze.
E pensare che in questi anni, in sordina, si stavano
creando dei legami basati sulla cooperazione. Israele stava diventando cliente della nascente industria
palestinese e qualcuno in Israele si spendeva personalmente a favore delle famiglie palestinesi,
private di cure ospedaliere a causa dei numerosi ostacoli militari sulle strade
posti dallo stato ebraico. Si può, se si vuole, trovare un terreno comune per
intendersi. Basta ragionare.
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