Dal di fuori, appare
proprio così, la strada intrapresa da Berlusconi da ieri.
Stamattina, ho sentito un
programma radiofonico di Radio 24.
C’era l’intervista dell’amico maghrebino di Berlusconi (di cui non
ricordo il nome). Diceva di Berlusconi che era come De Gaulle, coraggioso e
determinato, e che non era certo ancora finito. Una dichiarazione che lascia un po’ smarriti. Berlusconi ha coraggio da rivendere, è
vero, ed è effettivamente molto determinato.
Lo è anche negli errori –
primo fra tutti rifiutando gli oneri e le responsabilità di un uomo di Stato, a
differenza di De Gaulle che pensava di essere la Francia e agiva in conseguenza.
Lo è nelle scelte dei suoi compagni di strada
– gli unici rimasti ora, Santanchè
e Verdini, i prediletti. De Gaulle planava assai sopra i suoi collaboratori, decideva
sempre lui, con la propria testa.
Non ascoltava gli ambiziosi, i prevaricatori, gli adulatori.
Lo è nell’incapacità di
staccare la spina, a differenza di
De Gaulle che ha capito sempre
quando era l’ora di farlo, nel ’46 e nel ’69.
Il coraggio di Berlusconi
è come quello di chi viaggia a tutta velocità lungo uno strapiombo, la sua
determinazione viene non da una politica ragionata fino in fondo, con
freddezza, con chiaroveggenza, lasciando da parte i sogni, ma da un’immagine
romantica di se stesso che lo ha sempre portato all’illusione.
Lo strapiombo c’è. Il romanticismo non serve a
niente. Adesso manca la
ragione. Per cui il rischio di uno
sfracello grave è ben presente, per lui, per la sua famiglia dato che vuole
coinvolgere sua figlia ma, peggio ancora per il rinascente movimento di Forza
Italia, e peggio peggio ancora, per il Paese.
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