Dicono oggi i principali artefici (veri artefici?) che ci vorranno ancora molti decenni prima di giungere a una pace duratura nell’area israelo-palestinese del Medio Oriente. Ci vorrebbe molto meno, se si deponesse le armi, e non solo: anche i pregiudizi. Basterebbe per capirlo, mettere nel piatto della bilancia i disastrosi risultati di un confronto armato ormai annoso, inutile, sanguinoso e i probabili effetti positivi della pace, per tutti. Non si capisce perché sia così difficile.
martedì 28 settembre 2010
Sakineh di nuovo
Lapidazione (male minore, visto che colpisce solo l’adulterio), impiccagione che colpisce l’omicidio di cui Sakineh sarebbe colpevole, anche se lo ha confessato con ogni probabilità sotto tortura. Comunque morte. Ahmadinedjad che (mente) dice all'ONU che la condanna non è stata comminata, il procuratore che dice quanto sopra (impiccagione piuttosto che lapidazione, evviva!), il portavoce del ministero degli esteri iraniano Ramin Mehman Parast che dice che la condanna non è ancora stata emessa. Condanna sì, condanna no… Continua il gioco alla disinformazione intorno a questa povera donna, e si innesta sul problema del nucleare. Braccio di ferro tra il regime islamico che non vuole interferenze straniere e (qualcuno del) governo che si rende forse conto che l’Iran si trova su una china precipitosa. Sakineh rischia di morire non solo per un delitto che non ha commesso ma per questioni internazionali di cui non è minimamente responsabile e probabilmente del tutto all’oscuro. Incredibile vicenda. Siamo grati comunque che di Sakineh si parla ancora. Forse qualcosa di buono ne verrà.
mercoledì 22 settembre 2010
Big questions
These days officials of different countries are meeting in Moscow to open or perhaps to settle the disputes on the ownership of the mineral wealth in the Artic, mainly the oil that lies under the ocean, amounting to a quarter of existing reserves on the planet. Three years ago, the Russians planted their flag on the Artic, an age-old gesture that is a declaration unto itself. The other Northern countries, namely Canada, Norway, the U.S., did not take this as a gesture of appeasement and dialogue. The Artic rush had begun, and with the cracking ice-cap, a new urgency soon flared among the would-be claimants. Now is the time for exploration and exploitation. The question is who will get there first, the unacceptable threat is who will be left out? Can the first be the subject of discussion, can the second be averted by conciliation? Will the Artic oil become a cause of strife, perhaps even war? Or will reason overcome the consuming greed for oil and allow a fair power-sharing for the good of humanity? Big questions, talking about oil...
domenica 19 settembre 2010
Rom sì, Rom no
Io non ho niente contro gli ebrei , ho molti amici ebrei, però… Non ho niente contro i Rom (non ho nessuno amico Rom, ma questo è un dettaglio), però… Spesso il discorso comincia così. Semplice opinione oppure l’inizio della discriminazione? Nei normali rapporti umani, si ha il diritto di avere simpatie o antipatie, anche istintive, ma sempre e solo verso i singoli, non verso stereotipi, altrimenti si cade nel pregiudizio.
I Rom sono di tutto un po’, bravi, cattivi come lo sono tutti gli uomini della Terra. Non si può dare un giudizio definitivo di colpevolezza o d’innocenza sulla base dell’etnia, della razza ecc. , decidendo che l’una e/o l’altra va considerata minoranza da proteggere, o come minoranza invasiva da espellere. Meglio pesare ciascuno per il peso che ha, a qualsiasi etnia, razza o religione appartenga, dargli torto o ragione per quello che fa, senza impacchettarlo in qualche categoria mentale e/o politica che fa scomparire gli individui nelle statistiche. Qualcuno diceva in questi giorni: 70% dei Rom sono brava gente, ben integrata, lavoratrice. Qualcun altro: 70% dei Rom sono disadattati e delinquenti. Giudizi per forza condizionati dal conformismo di appartenenza di chi li emette, arbitrari per definizione, in negativo e in positivo, anche se provengono dalla globale vox populi, e peggio ancora se confluiscono alla rinfusa nelle decisioni politiche. L’unico atteggiamento corretto è di considerare tutti uguali, sotto le leggi dello Stato in cui risiedono e delle quali devono per forza avere rispetto. Nella fattispecie, gli Stati nazionali della UE.
martedì 14 settembre 2010
Apocalypse Now Redux
Qualche sera fa ho visto la versione integrale di Apocalypse Now, di Francis Ford Coppola, trent’anni dopo aver visto la prima versione. Mi ricordavo bene del film. Mi aveva colpito molto allora e anche ora. Racconta dell’orrore alla fine della guerra del Vietnam e della follia che si è impossessato dei soldati americani. Erano 550000 a quel tempo, dentro al tunnel senza fine di quel conflitto. Bravi ragazzi per lo più, alle prese con la struggente nostalgia di casa loro e con l’inevitabile odio per questa terra dalla folta e infida vegetazione e per l’ invisibile, insidioso nemico che la popolava. Placavano la disperazione con droga, alcol e sesso, ma era tregua momentanea. Tentavano in tutti modi di ricreare i riti conosciuti della loro vita americana. Barbecue in mezzo alle bombe, surf sulle onde di un mare bersagliato da colpi di artiglieria, bunny girls di Hugh Hefner portate in mezza alla giungla, su un grande palcoscenico circondato dalle truppe impazzite, in un’atmosfera surreale, riportate via subito perché a rischio di stupro multiplo. Bravi ragazzi, abituati alla congeniale vita comunitaria dei suburbs americani o delle piccole città della provincia profonda. Abituati agli agi del consumismo, al senso civico che governava il vicinato, alla socievolezza che era la regola maestra, alla normale concorrenza dei singoli per la felicità e per una vita migliore. Non avrebbero ammazzato una mosca. Eppure…
venerdì 10 settembre 2010
La tensione sociale
Sentivo Epifani ieri sera che parlava di gravi tensioni sociali, rifacendosi ai clamori dei grillini e dei centri sociali negli ultimi dibattiti delle feste PD, e all'aggressione a Bonanni. E Enrico Letta, subito dietro a ribadire. Mi sembra molto eccessivo e forse anche pericoloso - una sorta di chiamata alle armi? - considerando che i grillini più i centri sociali sono un'infima parte della popolazione italiana e credo un'infima percentuale della popolazione lavoratrice del Paese. I lavoratori, quelli veri che sono la stragrande maggioranza, si guardano bene da questo genere di eccesso. E' gente che ha seri problemi e un serio senso di responsabilità, per quanto stia affrontando in prima linea la crisi e la disoccupazione. Non credo che abbiano voglia di buttare olio sul fuoco. Il Sindacato farebbe bene a non farlo neanche lui se vuole evitare la brutta figura di irresponsabile, interessato unicamente ai propri diritti corporativi. Non è tempo.
lunedì 6 settembre 2010
Morte di Sakineh
Dicono che Sakineh morirà lapidata venerdì al crepuscolo, al termine del mese di Ramazan. Con lei morirà l'Iran di vergogna oltre che di dolore, vergogna per quello che è diventato con il regime islamico, dolore per la lapidazione, la più brutta forma di morte, come il rogo degli anni bui della cristianità, un infierire di tutti contro i singoli.
Sakineh, donna comune, donna qualunque, con ogni probabilità innocente, trasformata in mostro mediatico da un regime senza freni, ormai accelerato su un pendìo di distruzione, pronto a tutto contro tutti. Non riconosco più questo paese come il mio. Non posso più neanche ricordare la sua incredibile bellezza. Vedo solo una grande barra dove è sepolto un intero popolo.
Sakineh, donna comune, donna qualunque, con ogni probabilità innocente, trasformata in mostro mediatico da un regime senza freni, ormai accelerato su un pendìo di distruzione, pronto a tutto contro tutti. Non riconosco più questo paese come il mio. Non posso più neanche ricordare la sua incredibile bellezza. Vedo solo una grande barra dove è sepolto un intero popolo.
domenica 5 settembre 2010
Sakineh
Sakineh Mohammadi Ashtiani è già stata frustata a dovere, presto verrà giustiziata, forse senza preavviso, per mettere il mondo davanti al fatto compiuto. Nuove prove sono state fabbricate a suo carico, a mano a mano che cresceva la protesta internazionale. Si sa quanto il regime islamico detesti gli interventi stranieri in ciò che considera il suo dominio assoluto sull'Iran.
Da domandarsi: perché il regime ha bisogno di creare queste situazioni di non ritorno, a che cosa gli serve l'esecuzione di Sakineh, soggetto infimo, indifeso e, per giunta, innocente? La risposta è semplice: un regime tirannico ha bisogno di tenere la sua gente sotto il giogo del terrore per affermare il proprio arbitrario potere dentro e fuori del Paese. Dopo le elezioni del 12 giugno 2009, questa necessità è diventata impellente. Ogni occasione è utile e i dirigenti iraniani sanno bene che pure un caso come quello di Sakineh scatenerà una forte reazione nei media internazionali. Ed è quello che vogliono: che si parli di loro e dell'invincibilità del regime islamico. Inoltre, avranno un'altra occasione d'inveire contro l'ingerenza straniera e, presumibilmente, mettersi per questo dalla parte della ragione. Fini strateghi. Anche nel nucleare usano la stessa tecnica. Prendere tempo, tergiversare, confondere le acque, manipolare l'opinione pubblica nei paesi islamici. Non cedere mai. Ottenere quasi di soppiatto ciò che vogliono. Oltre la morte di Sakineh e dei tanti desaparecidos iraniani, otterranno anche la bomba nucleare?
Sakineh Mohammadi Ashtiani |
venerdì 3 settembre 2010
Il riscatto dell'Europa verrà dall'Est
La ragione è semplice: l'Europa dell'Est sta cercando il proprio riscatto da decenni di assoluta subordinazione alla volontà dei più forti. Ed è come se mettesse i bocconi doppi per recuperare il tempo perduto. Popoli e singoli sono determinati, disposti a qualsiasi sacrificio, pure di migliorare la propria sorte . Nel mio lavoro vitivinicolo, ho a che fare con loro, ucraini, siberiani. La cosa che mi stupisce è la loro docilità nell'accettare qualsiasi lavoro, faticoso o sporco che sia - e durante le vendemmie sono sempre faticosi e sporchi per tutti - e di imparare velocemente tutto ciò che viene chiesto loro. Giovani e meno giovani. Sono intelligenti e attenti e incredibilmente energici. Non chiedono privilegi, non si aspettano coccole. Persino i senegalesi sono più viziati di loro, non parliamo degli italiani, oggi disoccupati in gran numero, i quali non possono sopportare il disagio di certe situazioni di lavoro, la decurtazione della proprio libertà e del proprio tempo libero.
Finché dura. Impareranno anche gli Europei dell'Est ad adagiarsi, a chiedere più di quanto può offrire la realtà: più protezione, più opulenza, più diritti, e meno, sempre meno doveri? Sarebbe normale, ed è giusto finché non diventa un abuso. Finché la CEE non li riempie di aspettative e di illusioni, nel mentre uccide ogni loro iniziativa con il suo pachiderma burocratico, e ogni loro aspirazione con la sazietà forzata dovuta a suoi cittadini. Se riescono a schivare queste trappole mortali, se riescono a fare prevalere questo dinamismo sulla nostra stanchezza di vivere, gli europei dell'Est saranno il motore del riscatto dell'Europa.
Bé, l'Italia ha appena fatto due gol. Sono giovani, i ragazzi di Prandelli anche se infinitamente più privilegiati di Vitali, Maksim, Zoya, i miei ucraini. La loro gioventù dà qualche speranza.
giovedì 2 settembre 2010
C'é ancora qualcosa da dire?
Ho perso un po' l'interesse, posso dirlo? Nella politica, nella cultura, nella storia, tutte cose che per me sono state di importanza fondamentale, da sempre. Mi sembra che viviamo una confusione inestricabile.
1) Nella politica italiana: ormai la posta in gioco per tutti - a cominciare da Napolitano, per passare poi a Fini, Di Pietro, all'incapace PD che vuole creare un novello Ulivo (!)- è di togliere di mezzo Berlusconi. Si può essere anche d'accordo, ma non si vede una proposta politica alternativa. Chi la può proporre? D'Alema, che sto guardando adesso su SKY TG Active? Infilza con grande sufficienza preziose polemiche, una dopo l'altra, banalità, banalità... Non si è mai esposto in prima persona, gode dei privilegi che si è creato in qualità di eminenza grigia, molto grigia. E' sempre stato di una prudenza quasi patologica nel difendere un suo futuro ormai atrofico e ipotetico, dato il carattere e l'età. Fini cerca di proteggere i suoi scheletri nell'armadio e uscire fuori vivo, mettendo tutti contro tutti, qualunque sia il costo per la collettività. Casini cerca di vendersi al meglio offerente da tempo, a costo di ammazzare il Centro. Rutelli è quello di sempre, peso piuma per eccellenza. Tutti si richiamano alla democrazia e a un liberalismo ormai agonizzanti, tutti sono mossi da vanità e da secondo fini.
1) Nella politica italiana: ormai la posta in gioco per tutti - a cominciare da Napolitano, per passare poi a Fini, Di Pietro, all'incapace PD che vuole creare un novello Ulivo (!)- è di togliere di mezzo Berlusconi. Si può essere anche d'accordo, ma non si vede una proposta politica alternativa. Chi la può proporre? D'Alema, che sto guardando adesso su SKY TG Active? Infilza con grande sufficienza preziose polemiche, una dopo l'altra, banalità, banalità... Non si è mai esposto in prima persona, gode dei privilegi che si è creato in qualità di eminenza grigia, molto grigia. E' sempre stato di una prudenza quasi patologica nel difendere un suo futuro ormai atrofico e ipotetico, dato il carattere e l'età. Fini cerca di proteggere i suoi scheletri nell'armadio e uscire fuori vivo, mettendo tutti contro tutti, qualunque sia il costo per la collettività. Casini cerca di vendersi al meglio offerente da tempo, a costo di ammazzare il Centro. Rutelli è quello di sempre, peso piuma per eccellenza. Tutti si richiamano alla democrazia e a un liberalismo ormai agonizzanti, tutti sono mossi da vanità e da secondo fini.
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