La ragione è semplice: l'Europa dell'Est sta cercando il proprio riscatto da decenni di assoluta subordinazione alla volontà dei più forti. Ed è come se mettesse i bocconi doppi per recuperare il tempo perduto. Popoli e singoli sono determinati, disposti a qualsiasi sacrificio, pure di migliorare la propria sorte . Nel mio lavoro vitivinicolo, ho a che fare con loro, ucraini, siberiani. La cosa che mi stupisce è la loro docilità nell'accettare qualsiasi lavoro, faticoso o sporco che sia - e durante le vendemmie sono sempre faticosi e sporchi per tutti - e di imparare velocemente tutto ciò che viene chiesto loro. Giovani e meno giovani. Sono intelligenti e attenti e incredibilmente energici. Non chiedono privilegi, non si aspettano coccole. Persino i senegalesi sono più viziati di loro, non parliamo degli italiani, oggi disoccupati in gran numero, i quali non possono sopportare il disagio di certe situazioni di lavoro, la decurtazione della proprio libertà e del proprio tempo libero.
Finché dura. Impareranno anche gli Europei dell'Est ad adagiarsi, a chiedere più di quanto può offrire la realtà: più protezione, più opulenza, più diritti, e meno, sempre meno doveri? Sarebbe normale, ed è giusto finché non diventa un abuso. Finché la CEE non li riempie di aspettative e di illusioni, nel mentre uccide ogni loro iniziativa con il suo pachiderma burocratico, e ogni loro aspirazione con la sazietà forzata dovuta a suoi cittadini. Se riescono a schivare queste trappole mortali, se riescono a fare prevalere questo dinamismo sulla nostra stanchezza di vivere, gli europei dell'Est saranno il motore del riscatto dell'Europa.
Bé, l'Italia ha appena fatto due gol. Sono giovani, i ragazzi di Prandelli anche se infinitamente più privilegiati di Vitali, Maksim, Zoya, i miei ucraini. La loro gioventù dà qualche speranza.
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