Ieri in parlamento Fini e i suoi ancora non dichiarati alleati, PD, più più più… (ne ha fatta di strada, l’uomo, dai tempi del MSI!) hanno messo in minoranza il governo sul trattato di amicizia con la Libia e in particolare sulla questione dell’immigrazione. Bisogna ricordarselo, quando domani le spiagge del Meridione brulicheranno di nuovo di clandestini e si dirà che il governo non ha risolto il problema dell’immigrazione. Io, di sicuro, me lo ricorderò.
Questa è una prima bordata di Fini e alleati. Se ne prevedono molte altre contro il governo nelle settimane a venire. Fini, dall’alto della sua dichiarata ambizione di diventare premier, gongola e, con lui, il bravo Bersani. Non sanno dove stanno andando e, soprattutto, dove ci stanno portando.
Intanto Berlusconi incontra Bossi, personaggio sottovalutato. Dirige l’unico partito in Italia che è vicino al proprio territorio, ne conosce le problematiche, e vuole il Federalismo, forse la separazione. E Berlusconi ci si sente di casa, in quelle parti d’Italia e probabilmente accontenterà volentieri il senatur, sul Federalismo, s’intende, sempre che ci sia ancora.
Le cose si mettono non proprio bene, nell’anniversario dei 150 anni dell’unità d’Italia. Dai e dai, riusciranno a spaccarla?
Il Presidente Napolitano ha ragione di fregarsi le mani dalla disperazione. E’ stato un raro comunista a non sentirsi uno straniero in patria. Sarà il René Coty dell’Italia odierna? Allora ci fu De Gaulle a rimettere insieme la Francia. Qui non ci sarà nessuno a raccattare i pezzi d’Italia.
Leggetevi l’editoriale di Ostellino sul Corriere di oggi. Gli italiani, intanto, stanno a guardare, allibiti.
Nessun commento:
Posta un commento