Oggi, il Presidente della Repubblica comincia le consultazioni con il presidente del Senato, com’è giusto, e con Fini, presidente della Camera, il quale è anche capo del partito Futura e Libertà, e qui non va più bene. E’ un caso di flagrante conflitto d’interessi che nessuno, per ora, vuole rilevare.
Comunque “le roi est mort, vive le roi”, questo è il convincimento generale: qualcosa succederà, si troverà una soluzione e si ripartirà ex novo. No. Potrebbe non accadere perché la caduta del governo potrebbe significare anche la caduta in ginocchio dell’intero Paese, stremato da un pesante debito pubblico, dalla crisi delle aziende, dalla disoccupazione, dagli scandali. E soprattutto da una dirigenza politica disadatta a governare, da qualunque parte si collochi. Il re è morto ma non c’è non nessuno che lo possa sostituire, c’è solo una voragine d’incertezza. Il Pdl è frantumato, certo, ma il Pd lo è allo stesso modo e sarà incapace, come ai tempi del governo Prodi, a tenere insieme variegati elementi in un’eventuale coalizione di governo e in un progetto comune. Le azioni hanno sempre delle conseguenze. Da anni, il pragmatismo e la razionalità nei progetti hanno fatto le spese della vanità e dell’ambizione degli individui. E qui siamo.
E’ morto il re, ma le cose non si aggiustano necessariamente questa volta.
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