Sono triste di nuovo
Per gli spagnoli questa
volta e per la Spagna che amo in modo speciale. Nei 30 anni dopo la dittatura
si è trasformata, non più vivaio di domestici per la vicina Francia, ma un
modello che avremmo dovuto seguire anche noi negli stessi anni (siamo lontani
anni luce). E’ un paese ordinato,
con belle infrastrutture, con un sistema di trasporti invidiabile, ivi compresa
la TAV. E’ un paese di gente fiera
che ce l’ha messa tutta per arrivare a questo risultato, partendo da zero.
Poi, incredibilmente, la
Spagna è caduta nella trappola della bolla immobiliare, grazie alle sue banche
e soprattutto a quelle inglesi che le hanno allegramente finanziate. L’America, che tanto moraleggia adesso,
ha insegnato anche questo. Le
bolle, dicono, sono asimmetriche:
si formano su un periodo lungo, protette da un successo apparente, e poi
fanno un botto devastante.
In Spagna oggi vi sono 200 sfratti al giorno e una disoccupazione da
record, malgrado le riforme gravose che sono state predisposte.
Ieri la BCE, consapevole del rischio per l’Europa che
costituisce la situazione spagnola, ha stanziato non so quanti miliardi di euro
per il salvataggio della Spagna. Si
fa per dire: i miliardi della BCE andranno alle banche
spagnole, responsabili del disastro, per pagare poi quelle inglesi, ormai
specializzate nella speculazione. Le Banche riceveranno questi milioni o miliardi per
sistemare i conti tra di loro, ma non potranno poi aprire i cordoni della borsa
a qualsiasi iniziativa di sviluppo perché i soldi non ci saranno più.
Io non m’intendo di
economia e ancora meno di finanza speculativa, ma una domanda mi viene
spontanea: perché i soldi della
BCE devono servire a salvare le banche spagnole e infine quelle inglesi che
sono fuori dal sistema Euro? Quei miliardi
escono dalle tasche nostre (anche da quelle spagnole). E lì c’è qualcosa che non torna.
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