domenica 10 giugno 2012



Sono triste di nuovo

Per gli spagnoli questa volta e per la Spagna che amo in modo speciale. Nei 30 anni dopo la dittatura si è trasformata, non più vivaio di domestici per la vicina Francia, ma un modello che avremmo dovuto seguire anche noi negli stessi anni (siamo lontani anni luce).  E’ un paese ordinato, con belle infrastrutture, con un sistema di trasporti invidiabile, ivi compresa la TAV.  E’ un paese di gente fiera che ce l’ha messa tutta per arrivare a questo risultato, partendo da zero.
Poi, incredibilmente, la Spagna è caduta nella trappola della bolla immobiliare, grazie alle sue banche e soprattutto a quelle inglesi che le hanno allegramente finanziate.  L’America, che tanto moraleggia adesso, ha insegnato anche questo.  Le bolle, dicono, sono asimmetriche:  si formano su un periodo lungo, protette da un successo apparente, e poi fanno un botto devastante.   In Spagna oggi vi sono 200 sfratti al giorno e una disoccupazione da record, malgrado le riforme gravose che sono state predisposte.
 Ieri la BCE, consapevole del rischio per l’Europa che costituisce la situazione spagnola, ha stanziato non so quanti miliardi di euro per il salvataggio della Spagna.  Si fa per dire:   i miliardi della BCE andranno alle banche spagnole, responsabili del disastro, per pagare poi quelle inglesi, ormai specializzate nella speculazione.    Le Banche riceveranno questi milioni o miliardi per sistemare i conti tra di loro, ma non potranno poi aprire i cordoni della borsa a qualsiasi iniziativa di sviluppo perché i soldi non ci saranno più.
Io non m’intendo di economia e ancora meno di finanza speculativa, ma una domanda mi viene spontanea:  perché i soldi della BCE devono servire a salvare le banche spagnole e infine quelle inglesi che sono fuori dal sistema Euro?  Quei miliardi escono dalle tasche nostre (anche da quelle spagnole).  E lì c’è qualcosa che non torna.

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