mercoledì 14 novembre 2012

Siria



 
Ricordo gli inizi della la guerra civile iugoslava  negli anni novanta.  Ero in Venezuela allora e ricordo un’ intervista di George Schultz, non più Segretario di Stato di Reagan, forse già  in pensione dopo  un lunga e brillante carriera accademica e politica e industriale (dovrei cercare nei miei archivi per trovare il ritaglio stanpa, e non è facile). George Schultz, nella mia ignoranza, appariva allora come un pupo ingrassato nel sistema Bechtel.  Era ben altro e questa intervista  me lo dimostrò chiaramente.  La  sue tesi era che, se si voleva impedire una guerra civile in Iugoslavia, i  Paesi occidentali dovevano intervenire subito, agli inizi,  forzando la mano delle parti in causa per evitare la tragedia.  Nessun gli diede retta.  Qualche mese dopo, era già troppo tardi.  Sappiamo come andò a finire.   La storia gli diede ragione,
La sua tesi trova la conferma nel conflitto civile siriano,  O l’Occidente, la Cina, la Russia, l’Onu e quant’altri contano a questo mondo, si rendevano consapevoli del fondamentale potenziale tragico  del conflitto e intervenivano subito con tutti i mezzi a loro disposizione, o la guerra civile sarebbe dilagata,  come ieri in Iugoslavia, e avrebbe preso la strada di tutte le guerre, non necessariamente quelle giuste, ma certamente quelle storiche con i più forti che vincono e i più deboli che perdono, con grandi sofferenze.  Per i più deboli s’intende la popolazione,  non certo i contendenti in campo, le cui intenzioni e ambizioni di potere non riguardono la salvezza de Paese. E quello che sta accadendo oggi.  Perché è troppo tardi per recuperare il tempo perduto.  E’ tutto ciò non è ininfluente né per il popolo siriano, né per il Medio Oriente, né per il mondo globale.

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