martedì 11 dicembre 2012

Fuori (dai coglioni)

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Fuori tutti coloro che contestano il Verbo del Grande Riformatore Grillo, il quale si è rotto i coglioni di tutti questi discorsi sulla democrazia.  Non è che lui si smentisca, né smentisca il ricordo di un altro che si rompeva coglioni facilmente, tanti anni fa e lo ha dimostrato per vent'anni disatrosi. Persino lo stile, scambiato per carisma,  è lo stesso: enfatico, ridicolo e micidiale.
Non c’è da sbagliarsi:  la volontà di chiudere il becco agli scomodi nasce da una volontà di egemonia indiscutibile, una volontà di potere sugli altri, fino a togliere loro la possibilità di scelta e di espressione.  Qualcuno ci sarà ancora, e forse più ancora nel caos di oggi, a nutrire la nostalgia del Ventennio, pensando che non ci sia altra soluzione.  Nella provincia profonda in cui vivo, abituata a una intrinseco conformismo dopo molti anni di governo di sinistra. Conformismo per conformismo...E non trovando sbocco, potrebbe fare  vincere il movimento 5S. Ma, tutto sommato, ho l’impressione che stia crescendo un grande senso di delusione, confermato ieri sera anche dai sondaggi nazionali di TG7.  Sarà bene che ci pensi il Grande Riformatore e faccia una seria riflessione.  Niente è sicuro neanche per lui.   Forse la gente ci tiene più del previsto alla propria indipendenza di giudizio.
A fare il Padre Eterno è rischioso anche nella veste di Grande Riformatore, il quale è pur sempre un misero essere umano.   Qualcuno, fra dieci o venti o cinquant’anni, farà l’esegesi del Verbo del Grande Riformatore.  Vedremo allora quale è il giudizio della Storia.  Non aspettiamo quei risultati. Meglio non lasciarci invaghire, meglio pensare alle conseguenze.

domenica 9 dicembre 2012

Sono stata ingiusta


 
Torna Berlusconi:  ho scritto questo pezzo perché l’idea che Berlusconi potesse davvero tornare mi ha fatto una bruttissima impressione. Sono stata ingiusta, almeno in parte.  Oggi è di moda accusare Berlusconi di essere responsabile del “baratro” Italia.   In verità, non è stato peggiore di altri, a prescindere dagli scandali privati:  ha fatto molte riforme in molti campi, spesso inficiate da incostituzionalità o da confusione o da spirito di parte, ma ci ha provato. 
Nel tempo in cui Berlusconi ha governato, era presente la Sinistra all’opposizione in parlamento. Poteva usare il suo grande peso in modo positivo.  No lo ha fatto.  Ha continuato a difendere a spada tratta i corporativismi, segnatamente dei “lavoratori” del pubblico, ha trascurato il degrado della sanità, non ha saputo o non ha voluto arginare le prepotenze dei sindacati e della magistratura per il semplice fatto che entrambi le erano e le sono organici.  Non ha fatto nulla per ridurre o sopprimere i privilegi della classe politica alla quale appartiene, anzi. Ha solo ostacolato e criticato l’operato del governo, dall’alto di una presunta superiorità etica e ideologica molto discutibile (giacché, come il resto della classe politica - Pdl, IDV, Fli, Lega -  il PD  è stato coinvolto in scandali di corruzione).  Grazie alla Sinistra, la rissa è stata all’ordine del giorno, la bi-partisanship assente per principio.  E non poteva andare altrimenti:  il bersaglio era Berlusconi.
E quindi?  E quindi, con questi precedenti, c’è da temere il ritorno della Sinistra al governo quanto l’ipotesi molto lontana di quella di Berlusconi.  Un grave senso di irresponsabilità ha caratterizzato i contendenti.  L'interesse del Paese, in quelle contese brutali, è stato messo in soffita.  Da ogni parte è prevalso il secondo fine, ossia l’interesse particolare.  Così, è stato sperperato tempo prezioso, forse irrecuperabile.
Ora che il Presidente Monti ha dato le dimissioni, ci saranno le elezioni.  Vincerà il PD con la sua armata Brancaleone e in seconda battuta Beppe Grillo. Che cosa ci aspetta? Il caos, punto.  

giovedì 6 dicembre 2012

Torna Berlusconi

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Berlusconi non è abituato a tenere conto dell’immagine che proietta.  Se lo facesse, forse si accorgerebbe del giudizio che si merita oggi, a parte le Ruby del caso, aspetto decisamente minore rispetto ai problemi più gravi.  E’ uno che si è rimesso in gioco per via del decreto contro l’impossibilità di eleggere un condannato, decreto il cui successo è molto ipotetico per adesso, seppure potenzialmente minaccioso.  E’ uno che pensa di giocare sull’incapacità del governo tecnico di Monti, arroccato com’è su cifre e grafici, di toccare la realtà terra a terra di questo paese.  Berlusconi si giova anche dell’incapacità dei sindacati di capire che senza l’impresa non esiste lavoro - muore l’impresa, muore anche il lavoro, questo appare ovvio oggi. Non ha tutti torti, lui che sembrava aver realizzato molte cose.  Ma tutto ciò che ha fatto, l’ha fatto in modo plateale e mediatico, piuttosto che con realismo, offuscando, ignorando nella confusione, i problemi reali e la necessità impellente di risolverli.  I risultati sono stati scarsi, per non dire virtuali.  Non ha in alcun modo lottato contro il corporativismo che è il male reale di questo Paese e tantomeno contro  il cinismo della politica e degli affari, teso unicamente al secondo fine di ciascuno, mai al servizio del Paese.  Tutto questo, Berlusconi non lo vede neanche, forse non ne ha mai avuto coscienza, preso com’era a difendere i propri interessi, come tutti.  Questione di cultura (che non c’è), nient’altro. Non capisce quindi quanto ha contribuito alla devastazione di questo Paese.  E  senza battere ciglio, si ri-propone agli elettori come se non fosse successo nulla.
Stasera, siamo confrontati all’ipotesi di una crisi di governo e molto di più, a un baratro sotto i nostri piedi:  Berlusconi da una parte,  ahimé, che senza pensarci due volte, fa precipitare la situazione;  dall’altra Bersani e la sua armata Brancaleone di cui conosciamo le prodezze.  E una classe politica neanche lontanamente in grado di affrontare i problemi istituzionali, economici e sociali del Paese,  troppo vecchia, troppo impreparata,  troppo vanitosa e ingorda- una palude vera e propria in cui Berlusconi ha sguazzato felicemente per anni e spera di sguazzare ancora. 
Povero Alfano.  Si trova nella situazione poco invidiabile di difendere – molto lealmente e a torto – un capo improbabile.