venerdì 23 novembre 2012

La stupidità

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Lo dimostra la Storia.  Gli uomini non hanno mai perso l’occasione di farsi la guerra.  Non ci sono quasi mai state guerre giustificabili, giacché il potere, o la dominazione di qualcuno su qualche altro non è una giustificazione, per ciò che la guerra comporta.  Non ci sono mai state neanche guerre inevitabili, tranne quella contro Hitler.  Ci sono solo guerre cruente che fanno vittime innocenti.  Oggi in Siria, peggio ancora, giacché è fratricida, un’orgia di distruzione sul proprio Paese da una parte e dall’altra, senza un esito prevedibile, se non altra distruzione e altri morti che diventano nuovi pretesti.  Oggi in Palestina.  Dove nessuno, proprio nessuno, ha ragione, né i Gazawiti né gli Israeliani.  Stanno da una parte e l’altra su posizioni irreducibili, e di lì non si va da nessuna parte.  Si può continuare all’infinito a mandare missili e bombe sul capo dei nemici, finché non vincerà qualcuno, e perderà qualcuno, e comunque finché da entrambi i lati si ritroveranno seduti su un mucchio di macerie.  Forse allora si chiederanno se ne valeva la pena.  O più probabilmente, no.  Riprenderanno fiato per  un po’ e ripartiranno come prima.  Uno scenario già stra-conosciuto.. 
Un MP, di origine israelita del parlamento britannico ha fatto un’appassionata arringa su “Israele che si comporta come i nazisti e, sin dalla nascita pratica il terrorismo.”  Non ho capito la sua rabbia e il suo stupore e le sue parole mi sono sembrate frutto di una elucubrazione passionale, poco ragionevole. Condivido la sua pena per i tanti morti palestinesi di questi giorni.   Ma c’è da fare una messa a punto:  hanno cominciato loro a mandare i missili iraniani in capo a Israele alla quale si rimprovera, in sostanza,  meno morti.  Ma se in missili avessero colto nel segno, i morti israeliani sarebbero stati molto di più e, a quanto capisco, nessuno li avrebbe deprecati.   Israele avrebbe dunque la colpa di avere risposto con efficacia!  Roba da matti.
Poi c’è da dire che dopo più di sessant’anni dalla nascita,  Israele è ormai una nazione come le altre, il suo popolo come tutti gli altri.  La vera domanda è:  perché dovrebbe essere migliore?  Aveva forse il dovere di  imparare la mansuetudine più di altri popoli dopo la Shoah, proprio dopo quella? La natura umana è sempre uguale a se stessa, anche per gli ebrei.  Perché dovrebbero gli israeliani  essere meno stupidi, e i loro politici meno vanitosi, meno ambiziosi,  più lungimiranti di quelli della Siria, del Congo, del Mali?  Qualcuno di loro: Rabin che è stato assassinato,  Ariel Sharon, il massacratore di Sabra e Chatilah,  che all’avvicinarsi della morte ha fatto il suo bilancio personale, e non solo, rendendo Gaza ai palestinesi.  Mosche bianche, e non solo in Isaele.  Ce ne sono poche nella storia dell’umanità.  Ma dire che Israele = al nazismo, mi sembra un po’ grossa.  Dal 1948 non ha fatto altro che difendere  il proprio Paese,  regalatole dalla cattiva coscienza universale, e lo ha difeso con tutti mezzi disponibili e con un certo doloroso successo.  Non doveva farlo? Dipende sempre dai punti di vista:  chi sono i “freedom fighters”, chi invece i “terroristi”?  Ma forse, agli occhi dei tanti, non aveva diritto di difendersi, essendo di radice ebraica, e di fare errori come tutti (le colonie sulla West Bank).    Forse, fino alla fine del mondo, prevarrà questo pregiudizio per cui gli ebrei sono diversi e non hanno il diritto di essere come tutti,  stupidi, violenti, prevaricatori.
Meglio per tutti sarebbe che non lo fossero loro e neanche gli altri, meglio per tutti se si mettessero intorno a un tavolo a ragionare e a dirimere le differenze.    
E pensare che in questi anni, in sordina, si stavano creando dei legami basati sulla cooperazione.  Israele stava diventando cliente della nascente industria palestinese e qualcuno in Israele si spendeva personalmente  a favore delle famiglie palestinesi, private di cure ospedaliere a causa dei numerosi ostacoli militari sulle strade posti dallo stato ebraico.   Si può, se si vuole, trovare un terreno comune per intendersi.  Basta ragionare.

mercoledì 14 novembre 2012

Siria



 
Ricordo gli inizi della la guerra civile iugoslava  negli anni novanta.  Ero in Venezuela allora e ricordo un’ intervista di George Schultz, non più Segretario di Stato di Reagan, forse già  in pensione dopo  un lunga e brillante carriera accademica e politica e industriale (dovrei cercare nei miei archivi per trovare il ritaglio stanpa, e non è facile). George Schultz, nella mia ignoranza, appariva allora come un pupo ingrassato nel sistema Bechtel.  Era ben altro e questa intervista  me lo dimostrò chiaramente.  La  sue tesi era che, se si voleva impedire una guerra civile in Iugoslavia, i  Paesi occidentali dovevano intervenire subito, agli inizi,  forzando la mano delle parti in causa per evitare la tragedia.  Nessun gli diede retta.  Qualche mese dopo, era già troppo tardi.  Sappiamo come andò a finire.   La storia gli diede ragione,
La sua tesi trova la conferma nel conflitto civile siriano,  O l’Occidente, la Cina, la Russia, l’Onu e quant’altri contano a questo mondo, si rendevano consapevoli del fondamentale potenziale tragico  del conflitto e intervenivano subito con tutti i mezzi a loro disposizione, o la guerra civile sarebbe dilagata,  come ieri in Iugoslavia, e avrebbe preso la strada di tutte le guerre, non necessariamente quelle giuste, ma certamente quelle storiche con i più forti che vincono e i più deboli che perdono, con grandi sofferenze.  Per i più deboli s’intende la popolazione,  non certo i contendenti in campo, le cui intenzioni e ambizioni di potere non riguardono la salvezza de Paese. E quello che sta accadendo oggi.  Perché è troppo tardi per recuperare il tempo perduto.  E’ tutto ciò non è ininfluente né per il popolo siriano, né per il Medio Oriente, né per il mondo globale.

domenica 11 novembre 2012

Grande Riformatore




E’ scoccata l’ora del Grande Riformatore, Colui che caccerà i corrotti, i disonesti, i fabbricanti di morte (gli imprenditori del settore ambiente, i produttori di OGM, di nucleare), i banchieri, e proteggerà gli inermi, purché ubbidienti.  Avete indovinato?  Sì, si tratta del Grande Grillo, comico di professione, oggi politico di vocazione, il quale ha vinto le  elezioni in Sicilia (18% di 47% di aventi diritto).  Non manca di panache, Grillo) e neanche di seguaci,  i grillini, il cui nomignolo evoca quei nugoli di insetti fantastici e piuttosto minacciosi , diavoli, forse angeli (caduti?), che popolano le pitture di Bosch.  Grillo ne dirige il coro, con mano ferma - lo dirige, sì, non c’è altra parola, giacché non consente loro la minima stecca, la minima dissonanza, ossia la minima libertà.
Grillo li tiene in pugno, i suoi seguaci e, nel preparare le elezioni legislative che lo faranno primo ministro, ha imposto loro le regole ferree e non eludibili del suo volere diventato Verbo.  Persino il Grande Riformatore che lo preceduto, avendo perso tutto, si siede oggi ai suoi piedi e invoca il suo potere di taumaturgo.  Di Pietro, proprio lui - e Grillo lo ricompensa, consacrandolo Prossimo Presidente della Repubblica, a vittoria non solo avvenuta, ma certa, scritta nelle stelle della sua rettitudine di Grande Riformatore.  Sì, proprio Di Pietro che si dibatte a sua volta in uno scandalo di quattrini e balbetta insulse giustificazioni davanti alle telecamere di Report.  
Grillo, da comico, mi faceva ridere.   Mi fa ancora ridere  come Grande Protagonista  dello scenario appena descritto.  Se non fosse che questa ridicolaggine, ricorrente nella storia del nostro Paese,  è costata cara in passato.   Ben prima di Berlusconi, con le sue Ruby e cantanti di corte, ben prima…  Perché la ridicolaggine rilevava allora, più di 70 anni fa,  e inevitabilmente anche oggi, da una micidiale prevaricazione sui diritti fondamentali della gente in una democrazia, e in primis il diritto di pensare. E Grillo, il grande Pedagogo, lo dimostra. L’Italia di oggi è brutta, è disastrata, è corrotta, è incapace di disciplinarsi ma è ancora libera di pensare. Uccidi il diritto di pensare e hai  un popolo soggiogato e dunque una tirannia.  Non si scappa di lì. Grillo è troppo ingenuo per capirlo?  Non credo.  Credo piuttosto che risponda a un impulso viscerale incontrollato che non ha niente a che vedere con la ragione, tutto a che vedere con la vanità e il delirio di potere. Forse l’Italia, disperata com’è, è disposta a questo oggi?  E’ già successo, accidenti, non deve ricaderci.  Meglio ripensare le proprie priorità, meglio ragionare, insomma, qualunque ne sia il costo.

martedì 6 novembre 2012

La bimba del Kashmir




Riporto una notizia che ho sentito in TV ieri sera.  Tempo fa, nel Kashmir pachistano, per avere scambiato uno sguardo con un ragazzo che passava davanti a casa sua, un’adolescente è stata cosparsa di acido dai genitori ed è morta. I genitori sono sotto processo.  Gente semplice e povera.  Il padre ha testimoniato di aver bastonato la figlia e la madre di averla cosparsa di acido.  La madre ha dichiarato di non averlo fatto apposta.  Entrambi hanno giustificato il fatto dicendo di avere già avuto problemi con la figlia maggiore e di avere, senza pensarci due volte,  ucciso la più giovane perché non potevano “sopportare un’altra perdita di faccia di fronte al paese”.   Immagini terribili degli altri numerosi figli che piangono e chiedono consolazione ai genitori. 
La cosa si commenta da sola.  Si spiega con una lunga abitudine alla miseria e all'intolleranza.  Di tutta evidenza, per alcuni in questo mondo, non c'è scampo da questo congegno micidiale.