domenica 19 febbraio 2012

Sono triste

Sono triste per il popolo greco che sta pagando un prezzo davvero incredibile per aver tollerato troppo a lungo gli errori (dolosi o colposi) e le cattive abitudini della sua classe dirigente.  Ma non solo: sta anche pagando in modo vistoso il marziale decisionismo tedesco che governa la UE.  Non cattive abitudini doveva scontare la Germania alla fine dell’ultima guerra, ma la tragedia immane da lei provocata, la peggiore dell’intera storia.  Eppure ha usufruito dell’aiuto dei suoi nemici, grazie al quale ha potuto rialzarsi dalle rovine e ripartire da capo. Oggi la Germania nega alla Grecia, e  presto anche agli altri,  cioè ai suoi partner, la stessa solidarietà. Però di questo non si deve parlare, troppo di cattivo gusto. 

Lo confesso, non ho mai amato la Ue.  L’ho sempre considerata un grande puzzle eternamente incompiuto,  in qualsivoglia campo; un’accozzaglia di leggi basate su principi grandi in teoria, impraticabili in sostanza perché  rigidi fino all’impossibile. L’Eurozona è punteggiata di divieti e di moduli da riempire. Per i comuni mortali che ci vivono e ci lavorano è diventata asfissiante.  I più forti vi sono privilegiati:  i paesi più ricchi, gli individui più ricchi.  La Ue serve a loro.  Ieri ha agevolato la riunificazione delle due Germanie, oggi la Germania unificata,  la sua economia di grande produttività, i suoi banchieri e la sua super moneta che non si chiama più marco ma euro. La Ue non è in grado di concedere alcunché agli altri membri che, per un motivo o un altro, sono in difficoltà, non ne ha gli strumenti politici.  La Germania finora non ha voluto fare sconti ai suoi partner in difficoltà.  Eppure quando essi naufragheranno, naufragherà anche l’Europa, cioè il mercato privilegiato dell’economia tedesca.  Se salta l’euro, tutti i prestiti concessi dalle banche tedesche torneranno in dracme, in lire, in pesetas.  Aiutoooo.  La cancelleria Merkel comincia ad accorgersene, forse troppo tardi, e accetterebbe ora di dare un prestito ai greci, purché una buona fetta vada a ripagare le banche tedesche.  Prima loro, poi se resta qualcosa…

 La domanda che ci riguarda:  conviene all’Italia, la Grecia, la Spagna… restare nell’euro? Succederà il caos se ne escono, ma dal caos può riemergere la creatività di questi paesi, in particolare dell’Italia, semplicemente perché ci sarà maggiore libertà, condizione assoluta per il rilancio. Quale è il destino che ci attende restando nell’euro tedesco? Qualcuno lo deve chiarire. Si dà per scontato che sia la scelta migliore. Forse è vero, ma nessuno ci spiega che le certezze già evidenti di nuove tasse, la disoccupazione, la recessione, gli stipendi che calano, i mutui che sono diventati un miraggio, sono migliori del ritorno alla lira, con le sue svalutazioni, ed inflazione, ma che ha accompagnato l’Italia nel periodo di maggior sviluppo della sua storia moderna.