domenica 28 novembre 2010

Propensione al caos

 Rappresentazione grafica del caos: si chiama “attrattore strano”.



Non sono né scandalizzata né entusiasta per le rivelazioni che Julian Assange manda a raffica sul web.  Queste sono la materia viva di cui è fatta la Storia da quando esiste:  guerre, torture, dominazione, sfruttamento.   Un tessuto di tragedie che non si smentisce mai.  Niente di nuovo sotto il sole e non c’è bisogno di WikiL. per essere contrari.

sabato 20 novembre 2010

Il calvario di dell’Utri


E’ già cominciato da tempo il calvario di Marcello dell’Utri , ma chissà quando finisce.  Spero per i suoi giudici, e anche per gli italiani, che sappiano quello che fanno.  Sarebbe una vergogna altrimenti, una delle tante:  Tortora,  Carnevale, Andreotti, Calogero Mannino… Con relativi pentiti, Melluso, di Salvo, di Carlo, Spatuzza e quant’altri, maestri di opportunismo, che non si fanno certo scrupolo di rovinare qualcuno, pur di ottenere ciò che vogliono.  Salvo ritrattare anni dopo. Anni e anni di attesa prima che qualcuno si prenda la briga di raddrizzare il torto.  Chi lo ha subito, intanto, ha perso un pezzo di una vita, o la vita stessa come nel caso Tortora.
Per conto mio, non regge il teorema dell’Utri-mafia.  Dell’Utri ha ragione quando dice che i mafiosi non portano il distintivo.  Non mettono la voce “mafioso” nei  loro curriculum. Il torto, casomai,  ce l’hanno la Sicilia ad albergare la mafia,  Napoli la camorra, la Calabria la ‘Ndrangheta e a opprimere il resto del Paese con questo flagello.  Hanno una colpa etica e morale e culturale e anche economica, a non aver fatto niente per sconfiggerlo.  Frega niente che “tutti i siciliani” non siano mafiosi:  subiscono, tacciono, rintanati nella loro paura.   Vivono da ostaggi , pur sapendo con precisione, nei paesi e nelle città, chi è chi, mentre la gente di fuori non lo sa e non è tenuta a saperlo. 
Divagazioni?  (sento già mio figlio, mio marito…).  E allora diciamo che il teorema è smantellato dai fatti.   Come ieri Andreotti, Berlusconi (per il quale dell’Utri avrebbe creato il collegamento con la mafia) ha combattuto la mafia molto seriamente da quando è al governo, molto più seriamente di altri governi.  Ha ottenuto dei successi rilevanti.  I conti non tornano, se non per il fatto che Berlusconi non piace, anzi Berlusconi fa schifo, peggio di una piattola, e va schiacciato sotto il tallone.  Il momento di ora è particolarmente favorevole.  C’è aria di elezioni, Berlusconi è debole come non mai.  Aspetta solo l’ultimo colpo per cadere.  E arriva la sentenza dell’Utri.  Difficile credere che sia puro caso.  Difficile davvero… 

venerdì 19 novembre 2010

Novemilioni meno uno (speriamo di più)




Sono stata anch’io fra i novemilioni di spettatori di Fazio e di Saviano l’altra sera, quando Fini e Bersani sono stati invitati a leggere le loro filastrocche intrise di spaventevole perbenismo.  A quante pietose, retoriche, banalità, si può arrivare per ingannare il popolo bue?  Su di loro, meglio calare un pietoso velo, facevano bene a rinunciare.  Di Saviano, ho ammirato e gradito la capacità narrativa e la indubitabile scienza mafiologica, così come avevo apprezzato a suo tempo “Gomorra”, grande, forse unico, libro di questo giovane di talento.  Però ho temuto e temo la sua necessità di conformarsi e quindi di lasciarsi strumentalizzare, se non altro da un sistema mediatico malato che non può che diluire e corrompere qualsiasi capacità critica. Una speranza in meno, quando tanto si invoca forze nuove, giovani, non inquinate?

martedì 16 novembre 2010

Le roi est mort, vive le roi

vive le roi?
Ieri, Fini ha ritirato i suoi ministri dal governo, aprendo di fatto la crisi.
Oggi, il Presidente della Repubblica comincia le consultazioni con il presidente del Senato, com’è giusto, e con Fini, presidente della Camera,  il quale è anche capo del partito Futura e Libertà, e qui non va più bene.  E’ un caso di flagrante conflitto d’interessi che nessuno, per ora, vuole rilevare. 
Comunque “le roi est mort, vive le roi”, questo è il convincimento generale:  qualcosa succederà, si troverà una soluzione e si ripartirà ex novo.  No.  Potrebbe non accadere perché la caduta del governo potrebbe significare anche la caduta in ginocchio dell’intero Paese, stremato da un pesante debito pubblico, dalla crisi delle aziende, dalla disoccupazione, dagli scandali.  E soprattutto da una dirigenza politica disadatta a governare, da qualunque parte si collochi. Il re è morto ma non c’è non nessuno che lo possa sostituire, c’è solo una voragine d’incertezza.  Il Pdl è frantumato, certo, ma il Pd lo è allo stesso modo e sarà incapace, come ai tempi del governo Prodi, a tenere insieme variegati elementi in un’eventuale coalizione di governo e in un progetto comune.  Le azioni hanno sempre delle conseguenze.  Da anni, il pragmatismo e la razionalità nei progetti hanno fatto le spese della vanità e dell’ambizione degli individui.  E qui siamo.
E’ morto il re, ma le cose non si aggiustano necessariamente questa volta.  

mercoledì 10 novembre 2010

9 novembre 2010: ricordiamoci questa data


Ieri in parlamento Fini e i suoi ancora non dichiarati alleati, PD, più più più… (ne ha fatta di strada, l’uomo, dai tempi del MSI!) hanno messo in minoranza il governo sul trattato di amicizia con la Libia e in particolare sulla questione dell’immigrazione.  Bisogna ricordarselo, quando domani le spiagge del Meridione brulicheranno di nuovo di clandestini e si dirà che il governo non ha risolto il problema dell’immigrazione.  Io, di sicuro, me lo ricorderò.
Questa è una prima bordata di Fini e alleati.  Se ne prevedono molte altre contro il governo nelle settimane a venire.  Fini, dall’alto della sua dichiarata ambizione di diventare premier,  gongola e, con lui, il bravo Bersani.  Non sanno dove stanno andando e, soprattutto, dove ci stanno portando.
Intanto Berlusconi incontra Bossi, personaggio sottovalutato.  Dirige l’unico partito in Italia che è vicino al proprio territorio, ne conosce le problematiche, e vuole il Federalismo, forse la separazione. E Berlusconi ci si sente di casa, in quelle parti d’Italia e probabilmente accontenterà volentieri il senatur, sul Federalismo, s’intende,  sempre che ci sia ancora. 
Le cose si mettono non proprio bene, nell’anniversario dei 150 anni dell’unità d’Italia.  Dai e dai, riusciranno a spaccarla?
Il Presidente Napolitano ha ragione di fregarsi le mani dalla disperazione.  E’ stato un raro comunista a non sentirsi uno straniero in patria.  Sarà il René Coty dell’Italia odierna? Allora ci fu De Gaulle a rimettere insieme la Francia.  Qui non ci sarà nessuno a raccattare i pezzi d’Italia. 
Leggetevi l’editoriale di Ostellino sul Corriere di oggi.  Gli italiani, intanto, stanno a guardare, allibiti.

martedì 9 novembre 2010

Il bubbone


Quest’ultimo week-end,  ho lavorato sui miei registri vinicoli, ho letto un divertente romanzo di avventura di Clive Cussler (“The Silent Sea”), un noioso e oscuro saggio su Louis-Ferdinand Céline, di Philippe Muray.  Tutto per non sentire i clamori e le grida dei politici italiani.  Ma come evitare la plateale sortita di Fini, domenica, il suo ultimatum a Berlusconi e tutte le infinite sequele in televisione e sui giornali?  Mi sono un po’ rasserenata a guardare l’intervista di Sergio Romano su Sky, la sua razionalità e pacatezza è un balsamo.  Egli rileva l’inesistenza della politica negli eventi degli ultimi mesi, eventi che si riassumono in un mega rissa personale tra due individui, non certo un dibattito utile tra due alti rappresentanti dello Stato.  Darà le dimissioni, Berlusconi?  Non può.  Rilancerà con la fiducia? E’ probabile.  Cadrà il governo? E’ probabile.   Seguirà il  governo tecnico voluto dal centro e da Bersani?  Sergio Romano si augura di no, visto che un tale governo raccoglierebbe tutto il centro, ossia quella parte che vagheggia il non auspicabile ritorno al proporzionale.  Ciò significherebbe la fine del bipolarismo, raro elemento di novità di questi ultimi anni.   L’unica soluzione realmente politica sarebbe il ricorso al parlamento, la sede legittima per decisioni di questo genere. L’unico modo veramente democratico di risolvere l’impasse sarebbero le elezioni anticipate.  Sergio Romano avverte che, se continua la rissa in corso, non può che recare danno all’immagine del Paese e alla sua stabilità economica (la Finanziaria non è ancora stata votata), distruggendo la fiducia degli investitori stranieri e quindi la capacità dell’Italia di fare fronte al suo pesante debito pubblico.  E si chiede, come tutti noi, cosa verrà dopo le elezioni, data la (pessima, dico io) qualità delle forze in campo.
Pierluigi Battista, dal canto suo, rileva la stranezza di un Presidente della Camera che dà l’aut aut al Capo del Governo.  Cose mai viste che sottolineano la totale indifferenza verso la sacralità delle istituzioni.  Non accadrebbe in alcun altro paese civile. 
Ci si chiede quando scoppierà il bubbone.   Forse quando andranno a casa tutti, destra, centro, sinistra, sprovvisti come sono  di senso di responsabilità e di una basilare cultura politica.   La cosa può durare a lungo.  Il potere è un osso difficile da mollare.  Ci vorrà ancora del tempo prima che si affermi una nuova classe politica, giovane, non inquinata e con delle idee in testa


martedì 2 novembre 2010

L'autunno del Patriarca


Non si riesce a capire quale sia l’agenda segreta di Berlusconi, che cosa voglia dimostrare.  Sembra che abbia preso a mente fredda la via di uscita più scivolosa, più precipitosa, quasi suicida.  Sembra che voglia fare onde alte come tsunami, gettando non sassi ma macigni negli stagni altrui. In un certo qual modo, il suo anticonformismo, il suo atteggiamento politicamente scorretto, fa meraviglia se non altro per il coraggio che dimostra.  Non ha capito, né capirà mai, Berlusconi, che “certe cose non si fanno”, soprattutto quando si ha un’investitura politica come la sua, soprattutto quando si ha avversari politici così rabbiosi e così politicamente corretti, salvo poi essere così politicamente incapaci.
Le azioni personali di Berlusconi , purtroppo, hanno conseguenze gravose.  La galassia Italia sta esplodendo e le super nova che lascerà dietro di sé sembreranno, sì, ancora presenti davanti agli occhi, genereranno anche un po’ di energia, ma saranno corpi morti, un’illusione.  Non solo il Pdl, anche e soprattutto la Sinistra inconcludente che dovrebbe sostituirlo.
Triste autunno .  Triste Paese.

Sakineh deve morire


Sakineh non lo sa, ma domani sarà impiccata non per le sue presunte colpe - presunte, dico, perché si sa che sono imbastite dal regime e ogni giorno arricchite di nuove prove inventate o ottenute con mezzi disumani.  Morirà, questa povera donna,  perché il Regime iraniano deve vincere il suo braccio di ferro con l’Occidente.  La Repubblica Islamica deve dimostrare di essere impermeabile a ogni pressione, di poter fare comunque quello che ritiene consono alla sua dignità e indipendenza politica e ai dettami dell’Islam, con qualunque mezzo.  Continuerà nell’attività di repressione contro ogni dissenso, continuerà a preparare bombe nucleari da usare contro i suoi nemici.  Sakineh, non lo sa, non può saperlo, ma è solo un pretesto e, in quanto tale, è giustamente spendibile.  Non è di sicuro  un caso umano dal punto di vista del Regime.   Ma neanche gli uomini del Regime sanno che gli errori si pagano, grande giudice è sempre la Storia che di tragedie se ne intende.