mercoledì 27 ottobre 2010

L'intoccabile

Il dossier Montecarlo è stato archiviato nel più garbato dei modi e con le più lievi prescrizioni.  Il prezzo dell’appartamento risulta congruo.  Nessuna frode, nessuna irregolarità o, diciamo,  “ingenuità” pare siano state commesse.  Meglio così, anche se risulta un po’ strano al comune buon senso.  Fini  era indagato, ma la notizia non è trapelata nei giornali.  Fini è quindi libero di riprendere la sua fruttuosa attività politica, sia come presidente della Camera sia come capo partito.  Niente da dire.  Sarà la Storia a dire l’ultima parola.  Come sempre.    

martedì 19 ottobre 2010

Segreto istruttorio

La rivista Panorama è indagata per aver infranto il segreto istruttorio nel caso Marcegaglia.  Caso gravissimo che causa una grande levata di scudi.  Perché si tratta di Panorama?  La domanda è lecita.
La cosa curiosa è che nessuno, proprio nessuno, rileva che il segreto istruttorio, da quindici anni a questa parte, è stato e continua a essere infranto giornalmente. Persino i verbali di Avetrana, di una storia senza alcun connotato politico, si riversano tali e quali e quotidianamente nei giornali. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, ciò  avviene per danneggiare un avversario politico, o meglio dire l’Avversario per eccellenza.  Nessuno, in nessuna procura, ha mai indagato per sapere chi sono le fonti e come sono ricompensate.   Non sono mai state scoperte e tanto meno punite.
La deontologia è scomparsa dalla faccia della Terra, almeno in Italia.  Si ha ancora l’incredibile pretesa di chiedere agli italiani di aver fiducia,  di dire agli italiani che devono continuare a sentirsi protetti e garantiti in questo quadro ambientale.
Naturalmente, vi sono molti magistrati il cui lavoro si svolge nell’ombra e senza fanfaronate.  L’altra sera, sul programma di Fazio, è stato intervistato il procuratore di Reggio Calabria, Pignatone.  Uno che lavora in prima linea.  Uomo equilibrato, misurato, riflessivo, che conosce il suo territorio a fondo e combatte una battaglia disperata.  Quanti ce ne sono come lui?  Penso che siano più di quanto non appaiano, proprio perché non appaiono.  Non sono interessati all’esposizione mediatica, non chiedono di diventare eroi.  Hanno troppo da fare.  Ai loro subordinati hanno saputo inculcare la cultura dell’impegno e della professionalità piuttosto che dell’ideologia.  Questo è confortante ma non è sufficiente.  Perché la cultura dilagante è ormai un’altra,  esattamente agli antipodi, troppo seducente per non essere abbracciata dai più.  E finisce per vincere.
Roba che fa paura.

Re intercettazione



A proposito della saga Marcegaglia, mi sono chiesta, e molti con me, con quale decreto  e per combattere quale reato, sia stata predisposta l’intercettazione -immediatamente divulgata - della conversazione tra Porro e Arpisella.  Altre domande: da chi? A quale scopo?  Sia la messa in atto che la divulgazione. 
Porro e “Il Giornale” non hanno fatto altro che mettere in fila i dossier raccolti da concorrenti assai più potenti e allineati come Repubblica, l’Espresso.  E’ stata da parte de “Il Giornale” un’operazione spericolata e, a dire poco, ingenua.  Feltri credeva, nella sua furbizia, di poter dimostrare che i dossier raccolti da una certa parte sono considerati leciti, legittimi e corretti e, inversamente, quelli raccolti da lui fasulli, contraffatti e inaccettabili.  E’ caduto in una trappola mortale.  Nessuno lo ha ascoltato perché il suo giornale appartiene alla sfera berlusconiana, perdente per definizione.  Nessuno da’ retta ai perdenti, e tantomeno li difende. 

giovedì 14 ottobre 2010

Ha ragione Bonanni



E’ stata aggredita di nuovo una sede della Cisl a Roma. Bonanni, sempre molto pacato, parla di uno squadrismo estraneo al mondo del lavoro.  E ha ragione.  La gente che lavora, o che non può più lavorare a causa della crisi, ha ben altre gatte da pelare. Detto questo, lo squadrismo non è da sottovalutare anche se, almeno per ora, è minoritario.  Ben presto potrebbe prendere il sopravvento.  Le rivoluzioni, che sono per lo più inutili e dannose, hanno usato e strumentalizzato gli squadristi che si consideravano ed erano considerati come la punta di diamante del cambiamento. Per Lenin  erano essenziali, Mussolini gli usava senza scrupolo, Hitler gli ha istituzionalizzati, in Iran i pasdaran sono presto diventati i pilastri del regime islamico, così come in Afganistan i Taleban che hanno perso il potere ma lo stanno per riprendere.  Sappiamo quale cambiamento hanno portato quelle rivoluzioni.  

Gli squadristi possono diventare l’arma di regimi potenzialmente pericolosi e tendenti alla tirannia, non certamente democratici. Emergono in tempi difficili e torbidi, prevaricano con la violenza a danno della gente comune che subisce e si piega senza potersi difendere.   In società fragilizzate e disorientate, riescono facilmente ad avere la meglio, e ciò preannuncia conseguenze assai più ampie. Guai a considerarli un fenomeno isolato e, per questo, facile da circoscrivere.  Hanno un forte effetto di trascinamento per la paura che incutono, la gente finisce per accettare, per inneggiare e seguire, salvo poi tornare indietro quando le condizioni lo consentono.  Sul momento (vedi la partita Italia-Serbia), o sulla lunga durata (comunismo, fascismo, islamismo).  Guai a non difendere le difese naturali della società, la sua salute psicologica, politica, economica dalla quale nasce la sua capacità di reagire

sabato 2 ottobre 2010

Presunzione di colpevolezza



Berlusconi fa battute inopportune, è vero, qualche volta anche proprio stupide.  Non ha ancora capito che essere un personaggio pubblico comporta, oltre che i privilegi, anche  vincoli molto stretti.  Né ricorda mai che qualunque cosa dica, per quanto irrilevante,  anche se in privato o fuori onda, sarà risaputa e diffusa, diventerà oggetto di scherno, di polemica, d'indagini giudiziarie.  


Non mi piace Berlusconi, lo ribadisco.  Noto, tuttavia, che contro di lui vige ormai l'universale giudizio di colpevolezza (morale, politica, economica), e la sostanziale presunzione di colpevolezza in campo giudiziario.  Fa riflettere.  Ciò è forse dovuto al fatto che  nel Paese Italia, quello politico, mediatico, giudiziario, è scomparso il principio stesso dell'innocenza e della presunzione d'innocenza?  Non si può usare perché non c'è più? Oppure non si può usare solo per Berlusconi?  In entrambi i casi,  non c'è da esserne orgogliosi.  Bene, comunque, esserne consapevole. 

Tre giorni nella storia d'Italia



Ho sempre avuto il brutto vizio di sottolineare  (a matita!) i passaggi che m’interessano in un libro.   Il libro che sto leggendo ora, dovrei sottolinearlo  tutto.  In realtà, è un libro piccolo piccolo, ma il contenuto vale quanto un’enciclopedia.  Un’enciclopedia mentale, quella di Ernesto Galli della Loggia.  Il titolo è “Tre giorni nella storia d’Italia” (Il Mulino, 2010).  I tre giorni sono il 28 ottobre 1922 con la marcia su Roma, il 18 aprile 1948 con la vittoria della Democrazia cristiana sul fronte delle sinistre, il 24 marzo 1994, con l’affermazione di Silvio Berlusconi.  Giornate di grande valenza storica di per sé?  No.  Piuttosto,  tre crocevia in cui di volta in volta il Paese Italia poteva imboccare una strada piuttosto che un’altra e, scegliendo bene, arrivare alla meta, ossia a una vera democrazia liberale .  Non lo ha fatto.  Galli della Loggia ci spiega perché, dandoci gli antefatti, il contesto, gli sviluppi e le conseguenze.
Non posso sottolineare tutto il libro, ancora meno parafrasarlo.  Non gli renderei giustizia.  Meglio che ognuno lo legga per conto suo, purché con grande cura, a cominciare dall’introduzione.  L’autore ci racconta la storia vera, di cui ha raccolto tutti i fatti, rimettendoli insieme senza alcuna sapienza ideologica, ma con l' oggettività e l'acutezza che gli conosciamo.  La storia vera ripercorsa da uno storico vero.