martedì 14 settembre 2010

Apocalypse Now Redux


Qualche sera fa ho visto la versione integrale di Apocalypse Now, di Francis Ford Coppola, trent’anni dopo aver visto la prima versione. Mi ricordavo bene del film. Mi aveva colpito molto allora e anche ora. Racconta dell’orrore alla fine della guerra del Vietnam e della follia che si è impossessato dei soldati americani. Erano 550000 a quel tempo, dentro al tunnel senza fine di quel conflitto. Bravi ragazzi per lo più, alle prese con la struggente nostalgia di casa loro e con l’inevitabile odio per questa terra dalla folta e infida vegetazione e per l’ invisibile, insidioso nemico che la popolava. Placavano la disperazione con droga, alcol e sesso, ma era tregua momentanea. Tentavano in tutti modi di ricreare i riti conosciuti della loro vita americana. Barbecue in mezzo alle bombe, surf sulle onde di un mare bersagliato da colpi di artiglieria, bunny girls di Hugh Hefner portate in mezza alla giungla, su un grande palcoscenico circondato dalle truppe impazzite, in un’atmosfera surreale, riportate via subito perché a rischio di stupro multiplo. Bravi ragazzi, abituati alla congeniale vita comunitaria dei suburbs americani o delle piccole città della provincia profonda. Abituati agli agi del consumismo, al senso civico che governava il vicinato, alla socievolezza che era la regola maestra, alla normale concorrenza dei singoli per la felicità e per una vita migliore. Non avrebbero ammazzato una mosca. Eppure…


Kurtz, protagonista di Apocalypse Now
Il colonnello Kurtz, nel film, ne è la rappresentazione precisa. Curriculum impeccabile: uomo buono, grande soldato, che rinuncia a una brillante carriera nella gerarchia per entrare nelle forze speciali, e viene mandato in Vietnam con i Beretti Verdi. In un primo tour partecipa ad una campagna Hearts and Minds per conciliarsi la popolazione. Nel suo secondo giro, nell’ambito di un progetto speciale si stabilisce in un lontano villaggio sulla frontiera cambogiana e raduna un esercito Montagnard per combattare i Vietcong e l’esercito del Vietnam del Nord. Lo fa con successo e fin lì tutto bene. Poi si crea una sorta di feudo personale, la sua violenza contro i Vietcong diventa follia e eccidio. Non risponde più ai richiami della gerarchia che spedisce un ufficiale alla sua ricerca con il compito di ucciderlo.

Come si spiega? Le guerre, antiche o moderne che siano, non possono che essere fucina di orrori. Ma non basta come spiegazione. Perché i bravi ragazzi americani? Perché My Lai prima, Abu Ghraib più di recente? E’ questo l’inspiegabile che Coppola rappresenta con maestria. Ma la risposta forse è più semplice di quel che sembra. I bravi ragazzi americani, abituati alle regole di una società strutturata, ordinata, opulenta, non sono più guerrieri dai tempi della Frontiera. Pezzo per volta, una guerra dopo l’altra nel Novecento, ne hanno perso le caratteristiche. Alla guerra non si abitueranno mai più. La guerra li fa uscire dai gangheri, sregola i loro freni inibitori, li trasforma in mostri. E il resto del mondo non capisce questa strana debolezza, in molti casi la usa contro loro con la propaganda, con il ricatto psicologico. Vedi l’Iran nuclearizzato di oggi e l’anti-americanismo rampante ovunque.

Altre popolazioni appartengono anche loro a una società strutturata, ordinata secondo regole precise, magari antichissime e tribali. Forse non hanno la stessa agiatezza alla quale rinunciare, ma questo è un dettaglio. Da sempre soffrono ma riescono lo stesso a sopravvivere. E commettono atrocità senza battere ciglio. Perché la guerra fa parte della loro cultura e riescono a metabolizzarla senza problemi. Gli americani no, e forse neanche il resto dell’Occidente. Nel fare la guerra essi devono avvalersi di mezzi tecnologici avanzati per sopperire a questa loro carenza ormai consolidata, con uguale saldo di orrori, ma senza vittoria. Dal 1945 a oggi, non hanno più vinto guerre, hanno ottenuto armistizi inconcludenti e oggi ancora aperti. La guerra del Vietnam è diventata una disfatta da manuale.

Gli Americani non possono vincere più. Nemmeno guerre Hearts and minds. Forse qualche dubbio cominciano ad averlo. E il resto del mondo? Smetterà di fare la guerra quando gli americani avranno smesso? Lo sostengono in tanti, ma sarà vero?

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