domenica 11 dicembre 2011

Gridare allo scandalo

Gridare allo scandalo
Non stiamo esagerando?  Non sarebbe più utile fare autocritica?  Da quarant’anni a questa parte, si è creata una vera e propria cultura del privilegio e del diritto acquisito che è valsa quanto l’evasione fiscale a devastare il Paese.  Stessa auto-assoluzione in entrambi i casi e stessa colpa.  Abbiamo la memoria davvero corta, mi sembra, a gridare oggi all’iniquità delle misure del governo Monti.  Inique, sì:
1)   - le baby pensioni;
2)   - le pensioni di invalidità distribuite a piene mani a ciechi vedenti, a pazzi molto accorti, a infermi arzilli, a famiglie di venti persone su più generazioni, tutte afflitte da malanni invalidanti, dai nonni fino agli ultimi neonati,  a Napoli e altrove, con la connivenza di medici e senza alcun controllo da parte di USL/ASL;
3)   - la protezione accordata dai sindacati, medici e  giudici agli assenteisti  e fannulloni,  i più furbi per eccellenza che hanno avuto così più diritti della gente che lavora veramente e subisce in silenzio questi soprusi.  Come in tale azienda in un paese in riva al mare e addossato ai monti, bella zona di caccia, di pesca e di funghi, dove non c’era vergogna a farsi timbrare il cartellino da altri per potersi godere liberamente queste piacevoli attività, mentre tutti gli altri lavoravano.  Il licenziamento conseguente causa di alzata di scudi sindacale e di immediata reintegrazione da parte della magistratura.  L’Azienda, qualsiasi azienda, aveva e continua ad avere torto per definizione, sembra priva di ragione di esistere;
4)   - la sopravvivenza di enti statali già disciolti, fantasmi di se stessi, dove bisogna per forza mantenere i lavoratori, perché non si possono licenziare.  Questi, e ne conosco, hanno passato i migliori anni della loro vita a fare la settimana enigmistica e a giocare al solitario su Internet, non sapendo che altro fare.  Tutto in nome del posto fisso ma in dispregio della dignità individuale;
5)   - Il ricorrente assenteismo dello Stato nel pagare lavori eseguiti e consegnati, magari da anni, con  conseguenze finanziarie devastanti per le aziende coinvolte e i loro dipendenti;
6)   Le università con 300 corsi di laurea,  molti  dei quali inutili e con pochissimi studenti, con costi alti ma privi di giustificazione tranne la carriere di un qualche cattedratico.

Questa cultura non ha generato equità sociale, bensì parassitismo, senso d’impunità e ferreo spirito di clan.  Il suoi alti costi si ripercuotono su chi non può difendersi, gli infimi pensionati, i giovani che invecchiano senza prospettive e perdono ogni interesse, i dipendenti che svolgono il proprio lavoro seriamente senza sapere perché.  Questa cultura ha protetto nessuno e niente.   La speranza si è persa nel labirinto degli interessi particolari, così come la coesione della comunità.         

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