martedì 24 gennaio 2012

Sfigati di questo mondo

Il vice-ministro Martone dice che “i ragazzi che si laureano a 28 anni sono degli a sfigati.” Chiaramente non ha avuto figli che hanno studiato nelle università statali.  Anni fa, pranzai con un professore di Perugia.  Gli chiesi quante ore di corso insegnava.  “Io, corsi,  signora?  Ho ben altro fare.”  Mi rimase impresso e non avevo ancora i figli all’università, non sapevo il calvario che li aspettava:  professori mai disponibili neanche negli orario di ricevimento,  facoltà fatiscenti, se non sull’orlo della rovina strutturale, (caso nostro a Pisa), rincorse nei corridoi dietro i professori per passare gli esami spesso rimandati, per farsi seguire la tesi (mesi e mesi), segreteria foltissime dove nessuno sapeva niente e dove gli studenti vengono tutt’ora  trattati come abusivi.  E noi, per i nostri figli, abbiamo pagato per tutto questo, compreso per i fuori-corso diventati necessari.  Ormai, dopo tanti sforzi, si doveva arrivare in fondo.  Queste non sono lagnanze gratuite, sono esperienze vissute.

Allora, vice-ministro Martone, forse è il caso di documentarsi un po’ meglio.   Se lo facesse, capirebbe che quella “corporazione” (non c’è altra parola) di docenti e di gestori dell’Università non serve a nessuno – non agli studenti, non alla cultura, non alla tecnologia e quindi non all’industria – non serve che a se stessa, solido zoccolo di privilegio e di parassitismo in Italia.  I veri “sfigati” sono loro, e senza onore, giacché hanno in mano il futuro della Nazione e lo stanno sprecando. I giovani di oggi, dopo questo genere di esperienza, non credono in niente. Perdiamo una generazione dopo l’altra. E questa è una cosa che deve finire.



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