domenica 7 marzo 2010

Vita e destino 4

La delusione di Liss

L’Obersturmbannfuhrer Liss è convocato a Berlino da Himmler per una riunione riguardante le misure speciali prese dalla Direzione della Sicurezza del Reich. Prima, però, ha l’ordine di stendere per Eichmann un rapporto sulla costruzione dell’obiettivo speciale che sorgerà vicino al Campo che dirige e, pertanto, dovrà recarsi a ispezionare alcune fabbriche fornitrici.

E’ felice all’idea di lasciare il campo per qualche giorno, di andare nella sua Berlino dove l’aspetta l’amante, e di poter riposare insieme alla famiglia nella sua vicina casa di campagna.

Parte in macchina per il suo giro d’ispezione. Visita le fabbriche Foss che preparano le consegne importanti previste dalla Direzione di Sicurezza. E’ soddisfatto del lavoro scrupoloso svolto dagli ingegneri meccanici che curano i nastri trasportatori e dai termo-tecnici che stanno mettendo a punto i forni. Lo è molto meno delle fabbriche chimiche che non hanno ancora raggiunto la produzione richiesta e che presentano una lunga lista di lamentele per giustificarsi. Incontra le fisiologhe, le biochimiche e le chimiche del laboratorio di analisi, specializzate chi in anatomia patologica, chi nelle combinazioni organiche a bassa temperatura di ebollizione . Incontra anche il professor Fischer, tossicologo.

Il giorno seguente, Liss vola verso il cantiere dove si preparano le consegne dei pezzi di ricambio, parti di nastri trasportatori , tubi di ogni genere, trituratori di ossa, misuratori elettrici, e rilevatori di gas. In altri depositi s’imballano i gas in bottiglie dai beccucci rossi e “contenitori da quindici litri che somigliano a vasetti di marmellata bulgara”.

“Il sito, scrive Grossman, non si distingueva assolutamente dai giganteschi cantieri tipici della metà del XX secolo”. Liss si dirige con i suoi compagni verso un edificio quadrato di cemento grigio, dai muri ciechi, che è il cuore di questo complesso di mirador, forni di mattoni rossi dalle alte ciminiere e torri di controllo. L’ingegnere progettista spiega a Liss che “l’edificio grigio è costruito sul principio della turbina. Trasforma l’energia e tutte le forme di vita in materia inorganica. Questa turbina di tipo nuovo deve vincere la forza delle energie, psichica, nervosa, respiratoria, cardiaca, muscolare, e circolatoria. L’installazione riunisce in sé i principi della turbina, del mattatoio e dell’inceneritore di rifiuti.”

La sala principale è costruita secondo le regole moderne dell’industria di massa e della velocità. Nel corridoio di cemento la velocità di adduzione della vita è calcolata alla stregua del passaggio di un liquido in una tubazione, secondo la densità, il peso specifico, la viscosità… “Il suolo era costituito da pesanti lastre di cemento con connessioni perfette, che si aprivano in verticale per consentire il passaggio del contenuto della sala nei locali sottostanti dove operavano brigate di dentisti… prima di convogliare il materiale con il nastro trasportatore alla destinazione finale dove sarebbe stato trasformato in concimi fosfatati…”

Avete indovinato subito?. Io ci ho messo un po’, dopo pagine di descrizione neutra e dettagliata di questi ambienti altamente tecnologici creati da ingegni di primissimo livello che, sulle prime, suscitano quasi ammirazione per le capacità industriali del Terzo Reich. Finché uno prende coscienza, d’un tratto, di ciò che sta leggendo…

E Liss, cosa ne pensa? E’ deluso. Eichmann verrà di persona in cantiere a ricevere il suo rapporto. Non ci sarà dunque l’atteso viaggio a Berlino, le allegre rimpatriate con la giovane amante, con gli amici e i parenti. Nella notte incontra l’alto ufficiale che lo tempesta di domande sulla capacità dei chimici, sul buon funzionamento delle fabbriche e dei cantieri. “Liss aveva l’impressione che Eichmann non vedesse nulla di speciale in questa impresa che pure suscitava un sussulto segreto di orrore anche nei cuori più duri”. Si rende conto di non sopportare più lo stato di tensione nervosa in cui vive continuamente. E vorrebbe ritornare “ al suo studio delle personalità ostili al nazional-socialismo e cercare le soluzioni a problemi certo crudeli e complessi, ma che si potevano risolvere senza spargimento di sangue.”

Un sorpresa è stata preparata per gli ospiti. Nella grande sala di cemento grigio è stato allestito un tavolo con rinfresco. I bicchieri vengono riempiti e si attende rispettosamente il toast di Eichmann il quale continua, nel silenzio teso, a masticare il suo tramezzo e poi alza la sua coppa “alla nostra riuscita di oggi e di domani. Credo che i nostri servigi meritino un brindisi.”
L’indomani, qualche minuto prima della partenza, Eichmann si rivolge a Liss e gli ricorda che sono dello stesso paese. Liss è interessato a una cosa sola e chiede: “abbiamo un idea di quanti ebrei si tratta?” Una domanda alla quale solo tre uomini al mondo, a parte il Fuhrer e Himmler, potevano dare risposta, scrive Grossman. Eichmann gli dà la risposta e Liss si stupisce: “milioni, avete detto?” Eichmann dice che è la prima volta che pronuncia questo numero a voce alta e aggiunge:

“A parte il fatto che la nostra cara cittadina d’origine è immersa nel verde, un’altra ragione mi spinge a rivelarvi questo numero. Vorrei che ci unisse nel nostro lavoro comune.”

Liss lo ringrazia e osserva: “dovrò rifletterci. Si tratta di un affare molto serio”.

“Naturalmente, la proposta non viene da me soltanto, ribadisce Eichmann puntandogli l’indice contro. Se condivide con me questo lavoro e Hitler perde, saremo impiccati insieme voi ed io.”

“Eccellente prospettiva, risponde Liss. Merita riflessione.”

“Ma immaginiamo, continua Eichmann, che fra due anni noi siamo di nuovo seduti piacevolmente a questo tavolo e diciamo ‘in venti mesi abbiamo risolto il problema che l’umanità non ha saputo risolvere in venti secoli’.”

Questo capitolo di “Vita e destino” contiene molte altre considerazioni. In particolare, secondo l’abitudine di Grossman, i personaggi sono tratteggiati con estrema precisione ma anche con le sfumature essenziali. Così Liss appare non il mostro che uno pensa che sia ma, nel contrappunto alla figura di Eichmann, un uomo mosso da una scintilla di indignazione, se non curiosamente di umanità. Liss riflette, tra l’altro, sui meccanismi della struttura di potere del Terzo Reich, motivo per lui di inquietudine e di rifiuto. Significativo anche il ritratto di Eichmann, piccolo personaggio della provincia profonda che ha trovato nel potere la giusta rivincita per le umiliazione subite in gioventù.
Malgrado questi aspetti rilevanti, mi è parso più importante riassumere, concentrare in qualche modo, solo le parti da cui emerge l’orrore del sistema nazista. Per non dimenticare. E’ questo il punto: non dimenticare.



Le citazioni dal libro sono virgolettate.

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