martedì 17 aprile 2012

La lezione di padre Pirrone tanto per sorridere (amaro)

Scrive Enzo Papi…



Se chiediamo oggi a uno studente di storia moderna o medievale cosa pensa del “ dovere morale” che la Chiesa addossava a chi era tenuto al pagamento della “decima” , ci sentiremo rispondere, per certo, che si era davanti ad un salasso immotivato di ricchezza ai danni di poveri  contadini, espropriati del frutto del loro lavoro a beneficio di grassi abati e ricchi vescovi.  Eppure la Chiesa motivava ben altrimenti la diffusa tassazione ( sotto varie forme) a suo favore. Basta ricordare le parole del  Padre Pirrone, nel noto romanzo di Tommasi di Lampedusa, “ chi darà un piatto di minestra ai poveri se la Chiesa viene espropriata dei suoi beni ?”.
Il “Welfare State” ha assunto varie definizioni e consistenza nei secoli passati, ma ha sempre avuto un comun denominatore. I primi e più convinti sostenitori sono sempre stati gli amministratori più che i destinatari degli aiuti. Anzi, spesso, i beneficiari non si erano neanche accorti di esserlo.
Fuor di metafora e di similitudine di avvenimenti storici, il problema della giustificazione dei prelievi del Principe e delle Istituzioni a lui collegate resta un tema di grande attualità. Mai, com’è accaduto nel 20° secolo, lo Stato ha prelevato il 50% della ricchezza prodotta dai cittadini. Certo nel secolo scorso lo Stato si è presentato e giustificato come diretto rappresentante del popolo e quindi ben diverso dal Principe autoritario ed insindacabile. Tuttavia quando il partito si fa Stato, come nell’esperienza comunista, o i rappresentanti eletti “Casta”, come nelle attuali partitocrazie occidentali, anche la differenza di origine (non di fatto)  scompare ed il senso di abuso dovrebbe tornare a sollecitare l’osservatore oggettivo.
Così non è. Il “politically correct” del nostro Presidente e il vecchio senso di solidarietà nelle “decime”  del cardinal Bagnasco tuonano contro evasori immorali, ma nulla dicono della moralità dei grassi ed inutili abati dalle ben fornite  mense e dei ricchi commensali di cortigiani di sangue e di cappa.
Lo sdegno verso lo spreco di risorse prodotte a caro prezzo ed appropriate dal Principe non è questione del momento. Meglio discutere dei felloni che nascondono il raccolto ai Befera di turno.
Eppure se non si tornerà ad apprezzare chi produce e biasimare chi, senza merito, consuma, il futuro non potrà che ripercorrere le sonnolente e, talvolta drammatiche,  strade già tracciate nel passato dell’Europa.                      



  

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