lunedì 31 marzo 2014

Europa e Europeisti



Appunti di Enzo Papi

“Fatto l’Euro si farà l’Europa” avranno pensato i fautori della Federazione pacificatrice degli
antichi e disastrosi confronti del Continente. Per questi l’Euro avrebbe dovuto rendere
inevitabile l’unità federativa ed aggregare il futuro dei popoli europei in un unico destino, in
un’unica fortuna e in un unico sentimento.

Altri, più concretamente, hanno visto nell’Euro risposte a specifiche carenze della propria
Nazione che speravano di condividere con Paesi più fortunati. Nessuno ha pensato che gli
effetti di una moneta in attesa di avere una Patria potevano essere disastrosi per l’equilibrio
dello sviluppo tra le Nazioni, rafforzando le più competitive e penalizzando le più deboli.
Eppure bastava guardare alle nostre esperienze nazionali.

L’Italia unitaria adottò subito, come ora l’Europa, una moneta unica (la Lira). La moneta unica,
impiegata da aree a ben diversa capacità competitiva, amplificò le loro differenze di sviluppo
e di ricchezza e, senza Carabinieri pronti a “pacificare” le proteste dei disillusi, subito definiti
“briganti”, l’unità del nuovo soggetto politico avrebbe corso seri rischi.

In Italia, come ora in Europa, vi era un problema di identità. “Fatta l’Italia ora bisogna
fare gli italiani” diceva preoccupato Cavour, che ben sapeva la fragilità del sentimento
nazionale che, conserva ancora, dopo 150 anni, momenti di qualche incertezza. Però l’Italia
era politicamente unita. C’era il Re, un Governo e c’erano i Carabinieri, che, all’occasione,
potevano ricordare che non si poteva tornare indietro. Gli scontenti dell’unità (e della Lira),
che non si davano ragione di essere andati a star peggio, potevano sempre cercar fortuna
all’estero. E non furono pochi i “terroni” che si diressero nelle Americhe, in Europa e, più
recentemente, verso le metropoli del Nord Italia.

Purtroppo non è difficile prevedere che, anche oggi, l’idealismo di convinti profeti europei e la
furbizia dei pragmatici governanti nazionali, possa portare a esiti ben diversi dall’atteso.
L’Euro sta scavando, ogni giorno di più, il solco tra Nazioni ricche e povere dell’Europa. Un
solco che oramai non si limita al presente, ma deprime le speranze del Sud mediterraneo nella
certezza di un declino inevitabile.
Ripercorrendo l’esperienza italiana resta ora da vedere se i popoli dell’Europa mediterranea
sceglieranno la già sperimentata soluzione dell’emigrazione o quella della contestazione di
questo semplicistico disegno europeo e basterà votare per qualcuno che assomigli a Marine
Le Pen per avviarlo verso un caos ben problematico.

D’altra parte è certo che la geopolitica contemporanea assegna solo all’Europa un ruolo e non
alle sue vecchie nazioni. Proprio per questo la questione della sua unità non può essere risolta
da vincoli monetarie, a una burocrazia incompetente e confusa o a furbizie elettorali di questo
o quel partito. I costi di un fallimento saranno ben superiori a quelli di una finalizzazione
e tutti se ne devono far carico. E tutti vuol dire anche quelli che dall’Euro hanno avuto
innegabili benefici.

Nessun commento:

Posta un commento